Ci sono le cartelle fresche, quelle legate al saldo per il 2022. Il Comune batte cassa sull’Imu, può farlo anche sotto Natale facendo storcere il naso a molti cittadini, ma in parallelo sguinzaglia l’Agenzia delle entrate per il recupero di soldi risalenti a presunte rate dell’imposta sulla prima casa non pagate addirittura dieci anni fa. Ci sarebbe la prescrizione, ma è sufficiente che nell’ultimo quinquennio sia arrivata, anche con posta ordinaria, una richiesta di pagamento, per far slittare i tempi. E i casi sono due: o si attende gennaio, quando dovrebbe essere realtà la rottamazione delle cartelle esattoriali, mossa proposta dal governo di Giorgia Meloni, o si paga. Entro sessanta giorni, sennò scattano pure le more. Un esempio? Una richiesta di 262 euro più altri cinque per i diritti di notifica, spedita via Pec a un cittadino cagliaritano. Il mittente è la sede regionale dell’Agenzia delle entrate di via Asproni a Cagliari: una somma, dovuta a detta del Comune, che si può pagare o rateizzare. O, se ci sono documenti a supporto, è possibile sospendere la cartella o presentare un ricorso.
Mosse giuridiche che, però, non fanno cessare la richiesta di pagamento con gli eventuali extra. Significa che, se si dovesse arrivare davanti al giudice di pace e avere torto, la cartella dell’Imu di dieci anni fa sarebbe più salata. Chi può e ha la copia del bollettino di pagamento o la prova del bonifico effettuato tramite la banca può sperare di farsi stracciare la cartella. Per tutti gli altri, invece, non c’è alternativa al pagamento.