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Cagliaritani più longevi della media nazionale. E più longevi in Sardegna. Nel capoluogo sardo l’aspettativa di vita è più alta di quasi un anno rispetto alla media nazionale: 83,492 anni di vita media dei “casteddaius” contro gli 82,751 dell’età media della penisola. E, assieme alla provincia di Cagliari, in Sardegna, soltanto quella di Olbia-Tempio, supera, anche se di poco, la media (82,851 anni). Tutte le altre sotto la media: Nuoro 81,715, seguono a ruota Oristano 82,654, Ogliastra 81,577, Sassari 82,139, Carbonia-Iglesias 82,287 e la fanalino di coda Medio Campidano 82,116.
I dati raccolti dall’Osservatorio nazionale sulla Salute nelle regioni italiane che fotografa le disuguaglianze sulla salute. Gli indicatori evidenziano l’esistenza di sensibili divari di salute sul territorio, ne sono la prova i dati del 2017 della Campania dove gli uomini vivono mediamente 78,9 anni e le donne 83,3; mentre nella Provincia Autonoma di Trento gli uomini mediamente sopravvivono 81,6 anni e le donne 86,3. In generale, la maggiore sopravvivenza si registra nelle regioni del Nord-est, dove la speranza di vita per gli uomini è 81,2 anni e per le donne 85,6; decisamente inferiore nelle regioni del Mezzogiorno, nelle quali si attesta a 79,8 anni per gli uomini e a 84,1 per le donne.
La dinamica della sopravvivenza, tra il 2005 e il 2016, dimostra che tali divari sono persistenti, in particolare la Sardegna, con Campania, Calabria, Sicilia, Molise, Basilicata, Lazio, Valle d’Aosta e Piemonte restano costantemente al di sotto della media nazionale.
Drammatici i risultati nell’Isola sulla mortalità prematura, dati raccolti dall’Oms nell’ambito della Sustainable development goals che denunciano forti divari territoriali. Infatti, la Campania, la Sicilia, la Sardegna, il Lazio, il Piemonte e il Friuli presentano valori elevati di mortalità prematura, con una dinamica negativa tra il 2004 e il 2013 che le vede costantemente al di sopra della media nazionale. La Sardegna infelice classifica è la secondo posto in Italia.
Non meno gravi i divari sociali di sopravvivenza, in Italia, un cittadino può sperare di vivere 77 anni se ha un livello di istruzione basso e 82 anni se possiede almeno una laurea.
“In conclusione”, si leggete nella relazione dell’Osservatorio, “il quadro presentato, più che un reale problema di sostenibilità economica , rappresenti un elemento di preoccupazione per la sostenibilità politica del nostro Servizio sanitario nazionale, poiché i persistenti divari sociali che lo caratterizzano potrebbero far vacillare il principio di solidarietà che ispira il nostro welfare, contrapponendo gli interessi delle fasce di popolazione insofferenti per la crescente pressione fiscale, a quelli delle fasce sociali più deboli che sperimentano peggiori condizioni di salute e difficoltà di accesso alle cure pubbliche. Per questi motivi sarebbe auspicabile rivedere i criteri di esenzione dalla compartecipazione alla spesa sanitaria e di accesso alle cure e intensificare gli sforzi per combattere l’elevata evasione fiscale che attanaglia il nostro Paese e mina la sostenibilità dell’intero sistema di welfare state”.