La geografia degli ospedali sardi è destinata a cambiare pesantemente, con riflessi che incideranno soprattutto sulle strutture private. A rischio diversi centri accreditati – dalle case di cura sino agli enti di riabilitazione e ai laboratori analisi – con ricadute negative sul sistema. E’ uno dei temi affrontati nel corso degli ultimi giorni anche in commissione salute, con il vice presidente del parlamentino Edoardo Tocco (FI) che non ha esitato a difendere il ruolo dell’ospedalità privata nel mare magnum della sanità isolana: “Lo scenario che andrà a delinearsi con la nuova rete ospedaliera andrà valutato attentamente – sottolinea l’esponente degli azzurri – Nei lavori della commissione abbiamo auspicato di tenere conto delle strutture convenzionate, per sopperire anche alle lunghe liste d’attesa e ai tempi biblici nelle cure all’interno della sanità pubblica”.
Solo per una risonanza magnetica i pazienti si trovano a dover aspettare per diversi mesi. “Ecco perché nel disegno della rete ospedaliera si deve mettere in evidenza anche la funzione svolta dall’universo privato – continua Tocco – visto che queste strutture in Sardegna coprono solo il 3 per cento della spesa sanitaria. Una cifra irrisoria rispetto ad altre realtà della Penisola”. L’obiettivo è capire anche l’impatto dell’ultimo giro di vite adottato dall’assessorato alla sanità, con l’assegnazione di risorse decurtata rispetto al passato. “I criteri approvati per riorganizzare la rete di cure sono estremamente rigidi – conclude Tocco – ed è come se mettessero in una gabbia di ferro il sistema ospedaliero, con sforbiciate insopportabili per il comparto privato sempre più al collasso. Non vorremmo che questi atti di indirizzo possano danneggiare la qualità dell’assistenza sanitaria con disagi infiniti per i pazienti e il taglio dell’occupazione nei diversi centri”.