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L’hanno fatto due mesi fa, lo rifaranno domani. I ristoratori disperati tornano in piazza a Cagliari. Stremati dalle nuove chiusure legate alla zona arancione, solo i rappresentanti di categoria si ritroveranno prima in piazza del Carmine, alle 10:30. A mezzogiorno, davanti ai loro bar e ristoranti, i titolari daranno vita a un flash mob, trascorrendo un minuto in silenzio, interrotto solo da tre slogan: “Un minuto per chi si è fermato, un minuto per riflettere e un minuto per iniziare insieme”. Eccola, la nuova protesta di chi si trova a dover gestire una caffetteria o un ristorante che, negli ultimi mesi, ha visto i propri incassi dimezzarsi, o sparire totalmente. È l’ennesimo grido di dolore di un’intera categoria, con accanto la Fipe-Confocommercio Sud Sardegna, Confartigianato Sud Sardegna, Fisascat-Cisl, UilTucs, Casartigiani Sardegna, Crel Sardegna, Coldiretti Cagliari e Wine&Food Sardegna.
“Per la nostra dignità servirebbero secoli, ci troviamo in un momento in cui abbiamo il disperato bisogno di essere uniti”, spiega Emanuele Frongia, presidente di Fipe-Confcommercio. Domani ci sarà, a mezzogiorno, “un minuto di silenzio e tre pensieri: un minuto per chi si è fermato, un minuto per riflettere e uno per iniziare insieme. Vogliamo che tutti i sardi si sentano partecipi di nostra lotta, siamo tra i più colpiti, pensiamo ai dipendenti a casa e a chi non ce l’ha fatta. Speriamo che tutta la Sardegna si fermi, alle 10:30 saremo presenti in piazza del Carmine per dare un messaggio iniziale e, poi, andremo nelle nostre attività. Dire quante sono le attività chiuse? Non lo so nemmeno più io, è un continuo stop and go”, osserva Frongia. Una situazione che “snerva le capacità imprenditoriali delle persone, non possiamo più pianificare. C’è chi ha i frigoriferi pieni di merce, chi ha dovuto regalare i beni. Ricordo che, senza pianificazione, non c’è impresa. Siamo destinati a un nuovo saldo negativo, 14mila operatori sono in cassa integrazione e tante aziende scelgono di restare chiuse, la situazione è drammatica”. E i ristoratori ribelli? “Non voglio parlare di chi sfida la legge, c’è la dignità di portare avanti i propri diritti. Abbiamo detto agli associati che vogliono partecipare a qualcosa che prevede un’azione non stabilita dalla legge di autotutelarsi. Come Fipe non aderiremo”