Cagliari, orfano e disoccupato accudisce la nonna invalida: “In istituto? Mai. Ma aiutatemi”

La storia di Simone, barman di Is Mirrionis dal cuore d’oro e nipote modello: 2 anni fa ha perso il padre e la nonna si è aggravata. Così ha lasciato il lavoro per assisterla. Tra qualche mese gli scadrà la disoccupazione. “Come la manterrò? Come potrò lavorare se non abbiamo diritto a nessun aiuto? Siamo alla disperazione. Le istituzioni facciano qualcosa”


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“In istituto? Ma neanche per idea”. Simone Brau, ha 28 anni, è un nipote modello dal cuore d’oro, quello che tutti gli anziani vorrebbero. Vive con la nonnina invalida e non la abbandona. Il ragazzo un anno e mezzo fa ha perso il padre, figlio unico della nonna paterna di Simone, novantenne di Is Mirrionis, affetta da grave demenza vascolare aggravatasi dopo la morte dell’unico figlio.

Da allora è stato nominato dal giudice tutelare amministratore della nonnina che senza necessita di assistenza continua. E per starle accanto Simone ha dovuto lasciare il bar di Is Mirrionsi dove lavorava. Ma ora la disoccupazione è agli sgoccioli. E Simone ora ha paura: se le istituzioni non lo aiutano, gli ultimi anni di vita della nonnina potrebbero diventare un dramma.

“Lei non può più compiere nessun gesto della vita ordinaria senza l’ausilio di un altra persona”, spiega il giovane”, come è stato certificato non è più in grado di compiere nessun atto da sola (mangiare, lavarsi, ecc) e il deterioramento cognitivo avanza. Così per poter regolarizzare la situazione ho dovuto lasciare il mio lavoro e vivere con il mio assegno di disoccupazione, che permette a mia nonna di avere tutto ciò di cui ha bisogno, poiché la sua pensione è di 600 euro e il suo accompagnamento viene totalmente utilizzato per pagare la sua assistente.

Per le istituzioni”, attacca, “abbiamo solo diritto a mille euro all’anno predestinati allo stipendio di un assistente, e alla collaborazione generica comunale di 12 ore alla settimana. Quando la mia disoccupazione terminerà come manterrò mia nonna? Come potrò lavorare se non abbiamo diritto a nessun aiuto adatto alla sua disabilità?, si domanda Simone, “in tutti modi cercano di rifilarmi la soluzione dell’istituto che io personalmente escludo a priori. Mia nonna ha me,  ed è un mio dovere morale e sociale rendere in qualche modo ciò che  mi ha dato in tutta la vita. E poi come è possibile che sia riservato questo trattamento e un parente che vuole prendersi carico del proprio caro”.

La disoccupazione è in scadenza. E Simone teme mesi di calvario. “Per le istituzioni siamo inesistenti, chiedo di far rientrare nella categoria delle disabilità gravi, oppure il “ritornare a casa” ma lo danno solo a chi è allettato. Purtroppo nessuno fa controlli e chi è onesto e paga non ottiene un accidenti. Mi hanno portato al punto di usare mezzi plateali. Non riesco a ottenere neanche un appuntamento, mi stanno portando alla disperazione”.


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