Chi, purtroppo, deve fare la chemioterapia ogni mese, giura di non aver mai assistito a scene simili. E qualcun altro, in attesa di una visita dermatologica, ha sgranato gli occhi e cercato, a fatica, di tenere quel distanziamento obbligatorio a causa del Covid. Eccole, le testimonianze dei malati dell’Oncologico di Cagliari, al termine di una mattinata di caos e follia: in centinaia, tutti vicini e ammucchiati, sin da poco dopo l’alba, per un ciclo di chemio, una visita dermatologica o il ritiro di un referto. Dall’Arnas hanno promesso che spiegheranno il perchè dei tanti disagi. Nel frattempo, però, i pazienti hanno vissuto ore infernali: stessa fila per tutti, bigliettini per la fila “anche per i malati oncologici, non era mai successo”. Serena Gherardini, 43 anni, di Selargius, è riuscita a raggiungere dopo quasi due ore il settimo piano per iniziare il lungo ciclo di chemio: “Avevo il bigliettino b 38, quando sono entrata erano arrivati al numero sessanta, c’era pure la lettera C. Oggi è stato raggiunto il massimo dell’assurdo, mi son dovuta sedere dentro un’aiuola perchè stavo morendo dai dolori, immaginatevi gli anziani. Un’ipocrisia”, attacca la paziente, sembrava di stare al macello. Perchè dentro ci fanno un triage minuzioso, dove ci misurano la temperatura, poi ci chiedono tessera sanitaria e un foglio che attesti il green pass e la negatività al Covid e poi anche una firma, ma fuori ci lasciano tutti ammucchiati? Da quando faccio la cura non era mai successo. La gente non sa rispettare a fila? L’ospedale metta transenne o crei percorsi obbligati, non mi son sentita tutelata dal punto di vista umano e sanitario. C’è il Covid, mi sono vaccinata e vengo lasciata dall’ospedale, fuori, buttata in mezzo alle altre persone? È inammissibile”.
Massimiliano Di Todaro, paziente cagliaritano, ha vissuto anche lui un’odissea prima di poter raggiungere, per una visita urgente, il reparto di Dermatologia: “Avevo appuntamento alle nove, me l’ha fissato lo stesso ospedale. Dalle otto ero fuori in attesa di poter essere chiamato per il trage”, racconta, “e intanto, lì fuori, tutte le persone potevano fare qualsiasi cosa”. Gli assembramenti? “Sono stati un vero problema, ci sono stati litigi e urla con gli infermieri, ma non è servito a nulla. Inoltre, appena sono entrato nel reparto l’ho trovato tutto vuoto”.