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Sale bingo e sale giochi? Chiuse, naturalmente, per l’emergenza Coronavirus, da marzo. Cartelle e slot machine sono ferme, e non si sa quando arriverà il via libera alla riapertura dei locali. A Cagliari, tra le varie realtà, c’è anche la sala bingo di via Calamattia e la sala slot di via Bacaredda. Dopo l’sos lanciato dai lavoratori attraverso la Cisl, “riassunti e poi chiusi di uovo per Coronavirus, non abbiamo più soldi”, arrivano le voci singole di chi, da settimane, non ha più uno stipendio. Come nel caso di Matteo Pau, 58enne di Sinnai, addetto alla sala e alla clientela della sala giochi di via Bacaredda e rappresentante sindacale Cgil: “Niente cassa integrazione, domanda fatta ma soldi non arrivati. Sono sposato e ho una figlia, anche lei, lavorativamente parlando, è sospesa. Vogliamo riaprire”, afferma Pau, “non c’è differenza tra noi e un bar o un ristorante, anzi. La sala gioco è più piccola, non somministra cibo e possiamo utilizzare guanti e mascherine, oltre a sanificare la struttura. Il gioco è legale, la gente gioca volontariamente e non vogliamo essere discriminati. I primi tempi è ovvio che anche noi avremo una flessione degli incassi, vista la crisi e la poca liquidità. Conte, esistiamo anche noi e le nostre famiglie. Garantiamo divertimento e, allo Stato, molti soldi ogni anno”.
Un altro lavoratore, stavolta del bingo, è Mauro Casula, 47enne di Soleminis: “Receptionist da quindici anni, senza lavoro e stipendio da marzo. Mia moglie è cassintegrata e non sta ricevendo un solo centesimo, siamo allo sbando”, racconta. “Tra rate dell’auto e finanziarie mi partono mille euro al mese, come faccio a pagare? Fateci riaprire, la sicurezza non mancherà: la sala è abbastanza grande, 500 posti, otto per tavolo, se si siedono in tre penso vada bene. Metteremo anche i pannelli di plexiglass tra le macchinette. Sto ancora aspettando, tra tfr, permessi e ferie 25mila euro, spero che mi diano almeno un acconto. Qualche cliente ci cerca, dicendoci che vorrebbero tornare a giocare, ma in sicurezza”.