Cagliari seconda città più cara in Italia per beni e servizi: vivere nel capoluogo sardo diventa un lusso, nella totale indifferenza di chi ci governa. Lo dice una indagine ufficiale del Codacons diffusa oggi: se analizziamo i prezzi dei servizi e dei beni, quali ad esempio il dentista, il ginecologo, la tariffa rifiuti, la colazione al bar, il taglio dal parrucchiere e altri, tale disparità scompare. Infatti i dati hanno confermato che, quando si parla in termini di servizi e beni, Napoli risulta essere la città più cara (749.17 euro) mentre il costo medio italiano è di 650.70 euro. Sebbene i prezzi di molti servizi siano inferiori, l’ammontare della tariffa rifiuti da pagare risulta essere nettamente più alta rispetto alle altre città italiane. In conclusione, considerando entrambi i settori, la città che complessivamente risulta essere più cara è Milano (835.65 €), seguita poi da Cagliari (800.50 €) e Napoli (816.75 €). Pescara e Catanzaro sono invece le città in cui il prezzo della spesa e quello dei servizi e beni in generale, sono più bassi. (Fonte: https://energia-luce.it/news/citta-piu-care-italia/)
Quindi in piena campagna elettorale, con le promesse in piazza di Meloni e Letta (aspettando gli altri leader), nessuno parla dei prezzi folli per curarsi, per mangiare, per vestirsi a Cagliari. Lo ha fatto oggi Casteddu Online con la sua inchiesta, ed è arrivata questo pomeriggio l’illustrazione dei dati della nuova indagine del Codacons. Eravamo davvero sulla notizia, ma è una magra consolazione. E la gente vende i gioielli di famiglia al Compro Oro.
Dopo la denuncia di Giuliano Frau, presidente regionale dell’Adoc, sulla pagina Facebook di Casteddu Online sono fioccati racconti e segnalazioni. Dal centro al litorale, il portafoglio si svuota più velocemente rispetto al passato. Simona Pirosu nota che non è solo il capoluogo sardo ad essere caro, ma un po’ tutta l’Isola: “Non solo a Cagliari, in tutta la Sardegna stanno sparando prezzi molto alti per tutto. In questo prima ci distinguevamo da altre località fuori dall’Isola. Pagare 5 euro un toast lo trovo esagerato”, osserva. E, se c’è chi si schiera dalla parte dei ristoratori, rimasti quasi a secco nei due anni della pandemia “e che ora sono oberati dalle bollette”, ricorda Patrizia Ferrari, c’è anche chi spiega che si possono spendere meno di quaranta euro al giorno, ma facendo rinunce.
“Basta andare in spiaggia libera. Un pasto costa circa 20 euro, bistecca e contorno, ma se ti accontenti di panini e qualche bibita spendi al massimo 15 euro”, scrive Pierpaolo Udella, di Cagliari. Ma è proprio in riva al mare che si registrano spese alte: “In un chiosco al Poetto, non a Dubai, una bottiglietta d’acqua 1,50. Acqua del discount, nemmeno Smeraldina o Levissima! Me la porto da casa con il ghiaccio”, promette Simona Pilia. Anna Babich, infine, fa un paragone tutto turistico, per quanto i prezzi folli riguardino anche i residenti di Cagliari: “Una città turistica è giusto che abbia prezzi turistici in alcuni esercizi. Confrontate i prezzi con Varese o Bergamo, che non sono turistiche. Lì i prezzi sono ben più alti ovunque. Le paste costano minimo 1,50, cappuccino pure e caffè 1 euro. Anche 5 anni fa. Ma per i residenti i parcheggi arrivano a 2 euro all’ora in centro. Se sei un turista, paghi, è ovvio. Ed è giusto che sia così. Poi sta al turista cercarsi il posto che costa meno. A Helsinki, nel lontano 2006 ho fotografato una lavagnetta di locale che esponeva il menù birra più hamburger a soli 12 euro. Sedici anni fa. Ma di cosa ci lamentiamo? Il turista se non può permettersi Cagliari non fa il turista. È così ovunque”.