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Decine di tavoli vuoti ma già distanziati dopo aver letto di quel “metro di distanza” indispensabile per poter garantire la sicurezza dei clienti, stando al nuovo decreto del Governo. Sergio Cannas, da 52 anni alla guida della trattoria “Ci pensa Cannas” in via Sardegna a Cagliari, però, è tra i tanti ristoratori che ha deciso, dopo due mesi di lockdown, di non riaprire: “C’è crisi e la gente non ha soldi, e poi le regole non sono chiare. Il metro non è un metro perchè bisogna conteggiare anche tra una sedia e l’altra. Non si capisce niente, riaprirò il primo giugno, sperando che ci siano regole più chiare. Ho sei dipendenti, tutti in cassa integrazione ma non hanno ancora visto un euro”, spiega Cannas. Quando riaprirà, se nel frattempo non saranno cambiate ancora le regole, il ristoratore potrà lavorare esclusivamente su prenotazione. I clienti dovranno telefonargli e lui dovrà tenere custoditi i loro nominativi per due settimane.
“E cosa sono, un ispettore di polizia?”, commenta, sorpreso, Cannas. “Una persona può anche essere anonima, chi sono io per chiedere i nomi ai clienti?”.