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L’ingresso è buio e salta subito all’occhio: sono da poco passate le dieci del mattino e fuori c’è il sole. Eppure, dentro palazzo Bodano – uno dei tanti “palazzoni popolari” di Sant’Elia, a Cagliari – nei maxi pianerottoli dei dieci piani non c’è una sola lampadina accesa. Gli ascensori? Due, entrambi guasti “da almeno tre anni”. E salire le scale diventa quasi un’avventura per chi è giovane e un pericolo per chi è anziano. La maggior parte dei gradini sono rotti, e “sant’Area” – come la chiama, ironicamente, qualche residente – non ha ancora fatto la grazia di ripararli. Eccola, l’altra “famosa” faccia del rione popolare cagliaritano. Il maxi piano per il futuro stadio del Cagliari, tra i ballatoi e le mega pozzanghere di acqua puzzolente, sembra occupare l’ultimo posto tra i pensieri degli abitanti. Quasi tutti pensionati, tra loro ci sono anche ultrasettantenni disabili: le percentuali di invalidità variano, ma il problema comune è il non poter uscire di casa senza rischiare di rompersi l’osso del collo. Proprio ieri, una settantenne è caduta per le scale ed è dovuta ricorrere alle cure dei medici dell’ospedale Marino. Il marito, Salvatore Ligas, a causa di un’ischemia è invalido al cento per cento: “Ho 81 anni, vivo qui da ventotto anni. Riesco ad uscire di casa solo tre volte alla settimana, quando mi accompagnano all’ospedale per una terapia che sto seguendo. Ci metto mezz’ora a scendere le scale, tutti i gradini sono rovinati e rischio di cadere, Area non è mai intervenuta. Pago un affitto mensile di 48 euro”.
Luisella Cera, 63 anni, è una delle residenti “storiche” di palazzo Bodano: “Area sa come stiamo vivendo, tra scale sfasciate e ascensori fermi da tantissimi anni. Pago un affitto di venti euro, non me ne frega nulla del grande stadio nuovo, voglio che riparino una volta per tutte, bene, il palazzo. Nel quartiere non c’è nemmeno un ufficio postale, con tutti gli stabili vuoti che ci sono costa molto aprirne uno?”. Anna Cao, 73 anni, è furiosa: “Vivo all’ottavo piano, ogni volta che esco devo fare le scale, è molto faticoso. Ho il terrore di uscire da sola la sera, tutti gli androni interni sono al buio e potrebbe nascondersi qualche malintenzionato. Stadio?”. Le urgenze sono altre: “Qui manca tutto, sarebbe ideale avere una caserma dei carabinieri, adesso stanno alla Monfenera, troppo distanti. L’ultima volta che ho visto gli operai di Area è stato quattro anni fa, quando mi hanno riparato alcuni tubi dell’acqua”. Poi, più nulla: “Non hanno nemmeno nominato un capo condomino, eppure ce l’hanno promesso da anni e anni”.