Cagliari, il dramma: “Niente voli per portare mio figlio a Roma per visite urgenti, l’alternativa è la Svizzera”

Continuità territoriale al palo, enormi danni anche per chi deve raggiungere la Capitale per motivi di salute. Max Di Todaro, prof 52enne, accompagna suo figlio al Bambin Gesù dal 2011: “Ha una malattia seria, deve essere controllato ogni due mesi. Non ci sono più voli e le navi non partono tutti i giorni. In Sardegna non si può curare, le uniche alternative sono la Svizzera o Boston: è chiaro che non posso portarlo sin lì”. GUARDATE la VIDEO INTERVISTA


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C’era la continuità territoriale e allora, seppur pagando cifre non propriamente irrisorie, era possibile raggiungere Milano e Roma, da Cagliari, a prezzi comunque non da infarto. Oggi quella continuità non c’è più, la Regione spera che una delle dodici compagnie accetti di operare per i prossimi sette mesi ma la gara è ancora in alto mare. E per chi era abituato a poter contare su Alitalia per raggiungere Roma per motivi di salute, ora non c’è nessuna soluzione praticabile. Nella Capitale c’è l’ospedale pediatrico Bambin Gesù. Lì, periodicamente, Max Di Todaro, prof 52enne, accompagna da dieci anni il figlio: “Ha un serio problema di salute, in Sardegna non c’è un centro specializzato che lo possa curare”, spiega. “I primi di novembre abbiamo un appuntamento con i medici, importantissimo, per una visita urgente. Ma i voli non ci sono, eravamo abituati a partire e tornare in giornata”. E in nave? Idem come sopra: “La Grimaldi non viaggia tutti i giorni. Il mio piccolo è seguito a Roma da quando aveva diciotto mesi, le cure stanno andando bene ma deve fare, al massimo una volta ogni due mesi, delle visite”. Saltarle vuol dire mettere a rischio la salute del bambino: “Non può proprio saltarle”, puntualizza il padre, “qui in Sardegna non c’è un centro specializzato per la sua particolare malattia. Le uniche alternative sono portarlo o in Svizzera o a Boston”. Vale a dire: o macinare tantissimi chilometri sino ad arrivare a Berna o attraversare direttamente l’oceano.
“E come ci arrivo?”, tuona Di Todaro. “Mio figlio è stato sempre seguito al Bambin Gesù, i medici conoscono la sua situazione”. Insomma, non resta altro da fare che incrociare le dita e sperare che, entro il quattordici ottobre, la Regione chiuda la complicatissima partita dei cieli della continuità territoriale: “Può risolverla anche qualche giorno prima della nostra partenza, basta avere il tempo per fare i biglietti. Lancio un appello al presidente della Giunta regionale e all’assessore dei Trasporti: vedano di fare qualcosa, ma di farlo velocemente”.


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