Cagliari, il dramma di una 66enne di Sant’Elia: “Sono malata e vivo in una casa mezzo distrutta”

Rosalba Evoristo abita in un “buco” di 46 metri quadri di proprietà del Comune: “A dicembre è crollato il tetto della camera da letto, solo per miracolo non sono rimasta ferita. Peso 120 chili e sono obesa, ho problemi ai polmoni e alle ginocchia. Vivo con 591 euro al mese e pago l’affitto, nemmeno le bestie vivono così”


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Rosalba Evoristo ha 66 anni, è vedova e vive in un appartamento “di proprietà del Comune” nel Borgo Vecchio di Sant’Elia, a Cagliari. Da cinque mesi la sua vita si è trasformata in un inferno: dopo il crollo di una parte del tetto della camera da letto, infatti, è costretta a dormire “sopra un piccolo lettino che non riesce a contenermi tutta. Sono alta un metro e sessanta e peso centoventi chili. Stavo dormendo quando, una notte dello scorso dicembre, sono caduti dei pezzi di soffitto, e solo per miracolo sono ancora viva. Ho subito chiamato i Vigili del Fuoco, che hanno poi inoltrato la segnalazione al Comune. Mi è stato promesso un intervento dopo le feste natalizie, ma non si è ancora visto nessun operaio”, spiega la Evoristo. “Vivo qui dal 1979, pago trentasette euro al mese di affitto per un buco di quarantasei metri quadri che però, per me, rappresenta tutto. Mio marito è morto sei anni fa, faceva il cameriere. L’unica mia entrata economica, avendo sempre fatto la casalinga, è la sua pensione di reversibilità di 591 euro al mese. Oltre ad essere gravemente obesa sono stata operata alle ginocchia, ho l’osteoporosi, soffro di apnee notturne e per questo ho bisogno della bombola dell’ossigeno e ho pure la bronchite asmatica”.

 

Per quanto possibile la aiutano alcuni suoi vicini, ma il vero dramma arriva ogni notte: “Non posso dormire in camera da letto, e se il tetto crolla di nuovo? Mi devo sdraiare su un lettino posizionato in un’altra stanza, ma è troppo piccolo e qualche volta sono pure caduta per terra”. Lancia un appello, la sessantaseienne, principalmente al Comune: “Ho le dita che mi fanno male per tutte le volte che ho premuto i tasti del telefono e chiamato gli uffici dell’edilizia popolare. Nemmeno le bestie vivono così, spero che mi mandino qualcuno per ripararmi il tetto. Mi hanno anche proposto di andare a vivere in una stanza da un’altra parte, ma questa è casa mia e io voglio restare qui”.