Cagliari, i bar di via Roma tra rinascita e crisi: sì all’asporto ma meno dipendenti


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I tavolini con le sedie, fuori, non ci sono ancora, ma quelli che ospitano bustine di zucchero, palettine e tovaglioli sì. I bar di via Roma, a Cagliari, cercano la resurrezione dopo quasi due mesi di lockdown totale. In attesa della riapertura definitiva, poche opzioni disponibili: o le consegne a domicilio o il più agevole asporto. Soprattutto in quella che è la strada-cartolina del capoluogo sardo, con a due passi il porto, vendere caffè, cappuccini, paste e pizzette sfoglia sull’uscio dei locali è una quasi obbligatoria modalità anticrisi. Ma la crisi, comunque, c’è e ci sarà a lungo, almeno stando a sentire le parole dei baristi. Franco Marras, 56 anni, da decenni serve caffè e paste al “Caffè Torino”: “C’è tanta voglia di ricominciare, alcuni passanti ci hanno pure scattato delle foto. Ci vorrà tanto tempo prima di ricominciare, ma era importante tornare a muoversi”, sostiene. E, anche se gli incassi, dopo i primi due giorni, non sono identici a quelli del passato, il barista vede il bicchiere mezzo pieno: “Il bar è adatto a chi lavora e vuole fare un piccolo break o a chi non ha voglia di farsi la caffettiera a casa. Incrociamo le dita, speriamo che tutto torni come prima”.

Qualche metro più avanti, Fulvio Cocco, numero uno del “Caffè Roma”: “Le spese ci sono, tra personale, affitto, luce e sanificazione. Quest’ultima mi è costata cento euro, ne spenderò altri 150 per gel e prodotti monouso da utilizzare. Faccio anche io asporto”, spiega il 66enne, “ma sarò costretto, anche dopo la riapertura totale, a lasciare a casa tre dipendenti, e sono molto dispiaciuto. Non posso mantenerli, come faccio? Avrò meno tavolini, da quindici a sette, e già nei giorni prima della chiusura totale gli incassi erano crollati di oltre il cinquanta per cento. Sulle sanificazioni, se saranno periodiche comporteranno un costo, il Governo deve aiutarci”.