Trading online? No, “trappola” online. Sono decine le denunce ricevute, nell’ultimo anno, dalla polizia postale di Cagliari. Sessantenni e sessantacinquenni, ma anche 50enni, tutti vittima della cosiddetta “truffa del facile guadagno”. Insomma, un’emergenza bella e buona. Parte tutto con una telefonata: dall’altro capo del filo c’è chi promette “interessi sino al cinque per cento”, per ottenerli bastano pochi clic su internet. Ed è in quel momento che scatta la trappola: esistono infatti siti falsi di promotori finanziari altrettanto farlocchi. Alla vittima viene mostrata una schermata con numeri che salgono, invitandola a investire “da qualche migliaio di euro sino, purtroppo, a cifre alte”. Tipo? “In un caso una persona ha perso 350mila euro, finiti in chissà quale paradiso fiscale”, spiega il dirigente della polizia Postale di Cagliari, Francesco Grecu: “Tutti soldi buttati che finiscono in un gigantesco buco nero”, quello di internet. Un oceano “infinito” nel quale i poliziotti non sempre riescono a navigare “perchè, tra criptovalute e monete virtuali, il truffatore può essere in qualunque parte del mondo, è arduo riuscire a trovarlo”. Certo, il pensiero di poter magari arrotondare la pensione ingolosisce, ma tra i “fregati” del trading online figurano anche cagliaritani “benestanti”. L’esercito dei “truffati”, poi, può fare ben poco: denunciare e sperare che gli esperti agenti becchino il delinquente di turno.
“Spesso le telefonate dei truffatori partono da Londra, o hanno comunque un numero inglese. La vittima pensa di parlare con un promotore finanziario”, ma in realtà la chiacchierata telefonica rappresenta solo l’inizio dell’incubo. Come fare per non cascarci? “Bisogna consultare sempre il sito della Consob, c’è un elenco aggiornato dei siti falsi delle società di intermediazione”. E, se uno vuole proprio cercare di fare business in questo modo, “è meglio rivolgersi agli istituti di credito o ai promotori finanziari locali”. Insomma, andare di persona e non affidare, magari, tutti i risparmi della vita, a un “mister x” che scrive, forse, dal Lussemburgo, dalle Hawaii o dall’Australia.