Cagliari, baristi stremati per gli aumenti: “Caffè più caro? Sì, anche liquori e latte hanno raggiunto prezzi impressionanti”

Una tazzina di caffè? In città costa già 1,10 euro, e l’aumento di dieci centesimi dietro l’angolo potrebbe avvenire prima di fine anno. Ma i baristi si difendono. Fulvio Cocco: “Rincari su tutto, anche sul pane e formaggio per fare i tramezzini. Pago un chilo di caffè 30 euro”. Carlo Carta: “Un caffè ancora a un euro, con l’aumento dei costi dal fornitore lo porterò a 1,10. Un litro di latte, rispetto a prima, devo pagarlo anche 1,62 euro, l’aumento è di ben dieci centesimi”. GUARDATE le VIDEO INTERVISTE


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Una tazzina di caffè a Cagliari? Pagarla anche 1,10 euro è la normalità già da tempo, e in vista dei rincari sulle materie prime annunciati dalla Confcommercio, i baristi cittadini spiegano di essere pronti, in parte, all’impatto. Il discorso è semplice: se all’ingrosso il prezzo aumenta, lo scontrino del cliente non può più essere quello di prima. E qualcuno, a microfoni spenti, confida che “se i miei colleghi aumenteranno il prezzo di una tazza di caffè lo farò anch’io, per non restare indietro”. Una scelta che, forse, cozza con la possibilità di poter aumentare la clientela: a parte casi rarissimi, la gente va dove può spendere di meno. Ma non è solo il caffè ad aver subìto rialzi nell’ultimo periodo. Forse, a causa anche del Covid, è praticamente aumentato tutto. Lo sa benissimo e lo conferma Fulvio Cocco, storico barista di via Roma: “Da me il caffè costa 1,10 euro già da due anni, molti miei colleghi l’hanno portato a un euro e venti centesimi, soprattutto nei paesini. I rincari impressionati sono sui liquori, devo pagare una bottiglia anche due euro, il latte costa un euro e trenta centesimi al litro. E un chilo di caffè a me costa ben trenta euro, con l’Iva”, precisa Cocco. “Quando ho aumentato il prezzo del caffè i clienti si sono lamentati, ma poi si sono abituati”. Insomma, oltre al caffè, i costi sono lievitati anche “per il pane e per il formaggio che devo utilizzare, ogni giorno, per fare panini e tramezzini”.
In via Tuveri, da decenni, Carlo Carta gestisce il bar di famiglia: “Caffè a un euro. Potrei aumentarlo a 1,10 ma, forse, anche tenerlo al costo attuale”, dice, pensieroso, il barista: “L’ultima fornitura di caffè in grani l’ho pagata 37 euro al chilo, non è aumentata ma attendo i prossimi arrivi, quelli di novembre, per capire se il prezzo sarà cambiato. I problemi sono anche per i panettoni, ne prendo tanti quanti me ne prenotano i clienti, lavoro su ordinazione. Le materie prime per confezionarli sono aumentate”. E anche Carta punta il dito contro “i liquori, aumentati tantissimo, idem il latte. Lo pago un euro e sessantadue centesimi, l’aumento è stato di ben dieci centesimi”. Aumenti qui e lì che, alla fine, si fanno sentire alla fine del mese: “Per ora cerco di tenere i prezzi fermi, ma diciamo che poco a poco, forse, li aumenterò”.


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