“Caccia, la Commissione europea chiede conto all’Italia sul Far West calibro 12”

Il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) esprime grande soddisfazione per la decisa posizione assunta dalla Commissione europea in difesa della fauna selvatica e della sicurezza degli Italiani, determinata anche dal proprio ricorso inoltrato alle Istituzioni comunitarie. In poche settimane sono quasi 24 mila i cittadini che hanno sottoscritto la petizione popolare No al far West calibro 12 in Italia.


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La Commissione europea – Direzione generale Ambiente in questi giorni ha chiesto conto al Governo italiano della possibilità di adottare piani di abbattimento di qualsiasi specie di fauna selvatica in qualsiasi giorno dell’anno e in qualsiasi luogo, compresi aree naturali protette e centri abitati, introdotta nell’ordinamento dalla legge 29 dicembre 2022, n. 197 (art. 1, commi 447-448) “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025”.

La Commissione europea ha contestato la probabile violazione della direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali e della direttiva n. 09/147/CE sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica, assegnando un mese per la risposta.

La Commissione europea ha chiesto, in particolare, di chiarire:  

  • come si garantirà che nelle aree della Rete Natura 2000 siano rispettati gli obiettivi di conservazione degli habitat e delle specie faunistiche e, in particolare, non si pratichi l’abbattimento o la cattura delle specie che hanno giustificato l’istituzione delle aree stesse?
  • in che modo i piani di abbattimento stile Far West garantiscono il divieto di uccidere o catturare o disturbare gli animali selvatici così come stabilito dalle direttive habitat e uccelli?
  • In che modo viene assicurato che la caccia “rispetti i principi di una saggia utilizzazione e di una regolazione ecologicamente equilibrata”, garantendo che gli uccelli non siano cacciati “durante il periodo di nidificazione né durante le varie fasi della riproduzione e della dipendenza”?

Se le risposte del Governo Meloni non saranno soddisfacenti, verrà aperta una procedura di infrazione per violazione delle normative comunitarie sulla tutela della fauna selvatica.

“Il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) esprime grande soddisfazione per la decisa posizione assunta dalla Commissione europea in difesa della fauna selvatica e della sicurezza degli Italiani, determinata anche dal proprio ricorso inoltrato alle Istituzioni comunitarie.

Inoltre, tantissimi cittadini hanno aperto gli occhi e si sono rimboccati le maniche.

In poche settimane sono quasi 24 mila i cittadini che hanno sottoscritto la petizione popolare No al far West calibro 12 in Italia, promossa dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), contro le previsioni introdotte dalla legge 29 dicembre 2022, n. 197 (art. 1, commi 447-448) “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025” per l’adozione di piani di abbattimento della fauna selvatica senza se e senza ma”.

“La situazione è decisamente molto grave – continua il Grig – ricordiamo, infatti, che la legge n. 197/2022, fra le tante previsioni, contiene, purtroppo, anche le assurde disposizioni (art. 1, commi 447° e 448°) che consentono alle Regioni e alle Province autonome di approvare piani di abbattimento di qualsiasi specie di fauna selvatica – anche quelle in regime di protezione assoluta[1] – anche nelle aree naturali protette e nelle zone urbane, in qualsiasi periodo dell’anno. Per giunta, a livello nazionale è prevista anche l’approvazione di un piano straordinario di abbattimenti di durata quinquennale.  

Tutti i piani di abbattimento non saranno basati su alcun parere tecnico-scientifico, dato che l’I.S.P.R.A. (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) verrà coinvolto solo per pareri obbligatori, ma non vincolanti.

In pratica, saranno le richieste provenienti da amministratori locali o regionali, desiderosi di compiacere le parti più retrive del proprio elettorato, a decidere di far fuori Lupi e Orsi.  

Le richieste più ottuse abbondano, come quella recentemente avanzata da 19 sindaci piemontesi di poter sparare al Lupo cattivo.  Senza pensare nemmeno che è il Lupo il principale fattore di contenimento del Cinghiale, individuato quale principale pericolo per i danni arrecati in agricoltura e alla circolazione stradale, senza averne realistiche stime sulla consistenza e sull’entità dei danni effettivi e, soprattutto, senza voler neppure considerare che l’aumento della presenza del Cinghiale è dovuto a cause umane, quali le ripetute immissioni pluridecennali a fini venatori di esemplari del Cinghiale europeo (ben più grande e prolifico degli autoctoni Cinghiali maremmano e sardo) e la sistematica presenza di discariche abusive nelle aree urbane periferiche, autentica fonte di cibo facile per l’Ungulato”.

“La direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali protegge rigorosamente tutte le specie animali rientranti negli Allegati II e IV, così come la direttiva n. 09/147/CE sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica tutela tutte le specie avifaunistiche di cui all’Allegato I, misure di difesa ribadite dalla Convenzione internazionale di Berna (19 settembre 1979), recepita in Italia con la legge n. 503/1981.

Recentemente proprio il Comitato permanente della Convenzione internazionale di Berna ha respinto decisamente la richiesta di declassare il livello massimo di protezione del Lupo”.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), raccogliendo numerose richieste provenienti da cittadini e comitati locali, ha già inoltrato un ricorso alla Commissione europea e al Parlamento europeo affinchè valutino i nuovi piani di abbattimento della fauna selvatica previsti dalla legge n. 197/2022 e la relativa rispondenza o meno alla normativa comunitaria sulla salvaguardia della fauna selvatica.

In caso di riscontrato contrasto, il GrIG ha chiesto l’apertura di una procedura di infrazione, ai sensi dell’art. 258 del Trattato UE (TFUE, versione unificata): qualora lo Stato membro non si adegui ai “pareri motivati” comunitari, la Commissione  può inoltrare ricorso alla Corte di Giustizia europea, che, in caso di violazioni del diritto comunitario, dispone sentenza di condanna che può prevedere una sanzione pecuniaria (oltre alle spese del procedimento) commisurata alla gravità della violazione e al periodo di durata.

“Le sanzioni pecuniarie conseguenti a una condanna al termine di una procedura di infrazione sono state fissate recentemente dalla Commissione europea con la Comunicazione Commissione SEC 2005 (1658): la sanzione minima per l’Italia è stata determinata in 9.920.000 euro, mentre la penalità di mora può oscillare tra 22.000 e 700.000 euro per ogni giorno di ritardo nel pagamento, in base alla gravità dell’infrazione.L’esecuzione delle sentenze della Corte di Giustizia per gli aspetti pecuniari avviene molto rapidamente: la Commissione europea decurta direttamente i trasferimenti finanziari dovuti allo Stato membro condannato: in Italia gli effetti della sanzione pecuniaria vengono scaricati sull’Ente pubblico territoriale o altra amministrazione pubblica responsabile dell’illecito comunitario (art. 16 bis della legge n. 11/2005 e s.m.i.)”.

Attualmente sono ben 82 le procedure di infrazione aperte dalla Commissione europea nei confronti dell’Italia, di queste 16 in materie ambientali

“Oltre ad aver provveduto all’invio del ricorso, il GrIG, sottolineando l’importanza del coinvolgimento quanto più ampio, mette a disposizione di singoli cittadini, associazioni, comitati un fac simile di ricorso da completare e inviare alle Istituzioni europee.   Il fac simile può essere richiesto all’indirizzo di posta elettronica [email protected].

Inoltre, il GrIG ha promosso una petizione popolare indirizzata alla Commissione europea, al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin e al Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida finalizzata alla radicale modifica di previsioni normative che rischiano soltanto di portare pericoli alla consistenza di specie faunistiche rare e fondamentali per gli habitat italiani (Lupo, Orso), di creare evidenti e intuitivi rischi per la sicurezza pubblica nelle nostre città e nei nostri paesi, prevedendo addirittura le ipotesi di abbattimento nelle aree naturali protette e in ogni periodo dell’anno, con pesanti riflessi negativi sulla riproduzione delle specie faunistiche e, non ultimo, sulle attività turistiche nelle aree d’interesse naturalistico e paesaggistico”.

“Il contrasto alle assurde previsioni normative nazionali per i piani di abbattimento faunistici senza se e senza ma è arrivato anche nell’aula del Parlamento europeo – precisa l’associazione ecologista. “L’on. Massimiliano Smerigliodeputato del Gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, ha presentato un’interrogazione scritta alla Commissione europea riguardo le previsioni introdotte dalla legge 29 dicembre 2022, n. 197(art. 1, commi 447-448) per l’adozione di piani di abbattimento della fauna selvatica in ogni giorno dell’anno, su ogni specie faunistica, in ogni luogo, compresi i centri urbani e i parchi naturali. L’on. Smeriglio ha chiesto alla Commissione europea una valutazione sul contrasto delle nuove disposizioni con il diritto comunitario e l’adozione dei conseguenti provvedimenti. Ora che la Commissione europea sta facendo la sua parte, è bene che cittadini, associazioni, comitati, opinione pubblica respingano con ancor più forza un assurdo tentativo di trasformare ambiente, paesi e città in un Far West calibro 12″.


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