Viene descritto come “un faro nella tempesta” che rischia, però, di spegnersi per sempre. Il Brotzu, il più grosso ospedale sardo, passa sotto la lente d’ingrandimento della UIL e il quadro che ne esce è, a volere essere buoni, drammatico: “Agosto è appena iniziato, notoriamente, per pausa estiva quasi tutto rallenta, persino il tribunale, tranne il Brotzu dove, paradossalmente, con l’arrivo della dell’estate e i turisti, tutto aumenta. Infatti non rallentano fratture, ictus, patologie cardiovascolari, emorragie cerebrali, i traumi e i tumori. E se prima il personale era già ridotto all’osso in quanto storicamente sottostimato, ora tra ferie estive, mobilità varie, e continui, inarrestabili licenziamenti e fughe verso qualsiasi altra realtà, si rischia un nefasto collasso per un verosimile quanto imminente blocco di tutte le attività, da quelle prettamente sanitarie a quelle ad esse correlate”. A dirlo, in un lungo comunicato condito da dati spedito all’assessore regionale della Sanità Armando Bartolazzi, alla commissione regionale Sanità e ai vari vertici dell’Arnas sono il segretario territoriale della Uil-Fpl Attilio Carta e il segretario aziendale Arnas Fabio Sanna. “La confusione regna sovrana. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, ormai la solita litania della carenza del personale sanitario, sociosanitario e tecnico è diventato un disco rotto, che la UIL-Fpl ha sempre denunciato con forza. Ma sempre vergognosamente inascoltata. A nulla sono valsi i numerosi instancabili e accorati appelli alla politica per denunciare, rimarcandolo con forza, la gravissima condizione lavorativa degli operatori di Arnas che oltretutto, paradossalmente, è, ormai storicamente, quello meno pagato e più bistrattato della Sardegna”. E l’effetto valanga è assicurato: “Naturalmente, anche tutto questo contribuisce pesantemente ad alimentare l’inarrestabile fuga del personale, dagli Oss ai dirigenti passando per gli infermieri, in aggiunta al sovraccarico lavorativo in tutti i settori nessuno escluso. La politica, coralmente, arresti questo massacro perché la salute è un bene universale e appartiene a tutti. Che fine hanno fatto i 10 milioni per la perequazione dei fondi? Anziché ipotizzare accorpamenti, i più svariati, la politica pensi e si attivi con somma urgenza a incentivare il personale e potenziare le strutture già esistenti che, incessantemente, garantiscono la salute a tutta la popolazione della Sardegna” e “si arresti immediatamente la nefasta piaga dei devastanti viaggi della speranza”.
I NUMERI CHOC – Però, parlare della disperata carenza di personale senza avere un metro di misura è molto complicato farla comprendere, anche a chi dovrebbe prendere le decisioni politiche per una buona sanità. L’Arnas Brotzu è l’azienda sanitaria di rilievo nazionale e di alta specializzazione di riferimento regionale, dove rappresenta un dipartimento di emergenza e accettazione di secondo livello. Il Businxo è centro di riferimento regionale per le patologie neoplastiche, eroga prestazioni terapeutico-assistenziali nell’area oncologica, chirurgica, medica e riabilitativa oltre a prestazioni diagnostico polispecialistiche. Di rilevanza è l’attività chemioterapica, radioterapica, di trapianto di midollo osseo e terapia del dolore. Alcuni numeri significativi per dare una certa dimensione dell’operatività dell’azienda: 770 posti letto tra Brotzu e il Businco, 44000 accessi di ricovero nel 2022, 1600 interventi chirurgici all’anno con anestesista, 182 tra tutti i trapianti, 59000 accessi, tra giovani a adulti, al pronto soccorso, 35000 solo per la diagnostica per esterni, 540 ricoveri in Rianimazione nel 2023, 16539 tra procedure e ricoveri in dialisi. Numeri di attività veramente importanti e sproporzionati rispetto alla popolazione della Città Metropolitana di Cagliari, e persino dell’intera Sardegna, ma quasi sovrapponibili ad alcuni ospedali del Nord Italia, però con bacini d’utenza anche di 10 milioni di abitanti. Unica differenza però è che il Brotzu ha una dotazione organica addirittura di circa 800 dipendenti in meno. Ma allora con quali numeri il personale affronta tutto questo carico di lavoro? A meno che qua non si vogliano fare le nozze anche con i fichi secchi! Solo alcuni esempi di interventi chirurgici: 1005 interventi di chirurgia d’urgenza nell’anno 2023, 350 interventi di chirurgia bariatrica, 783 interventi di Ginecologia, 656 di Chirurgia pediatrica, 120 risonanze magnetiche pediatriche con anestesia generale. Corre obbligo precisare che, addirittura, tutti questi interventi sono stati a suo tempo ‘governati’ da un solo coordinatore che doveva gestire ben 4/5 centri di costo e a parità di trattamento economico rispetto agli altri coordinatori con un solo centro di costo. È evidente la palese disparità di trattamento che spesso si riscontra in azienda. La gestione complessiva del personale andrebbe seriamente rivisitata”. Spiccano anche “11 trapianti di midollo osseo al Ctmo pediatrico. Il personale di questa struttura è ormai allo stremo, ci sono alcuni infermiere per poter coprire i turni e giustamente non abbandonare i pazienti appena trapiantati, lavorano anche all’incirca 60 ore alla settimana senza riposi, ma ormai sono arrivati allo stremo”.
Il report finito sotto gli occhi dell’assessore, di consiglieri regionali di maggioranza e minoranza e dei vertici Arnas va avanti: “Uno specifico capitolo tutto a sé, per la sua complessità e delicatezza, meriterebbe l’intera gestione dei bambini dell’Oncoematologia pediatrica e del Ctmo pediatrico che si trovano al Microcitemico, per la quale l’equipe dell’anestesia pediatrica del San Michele incessantemente, già, si adopera egregiamente in tutti i modi! Però purtroppo, come sempre, i vertici decisionali ancora faticano a comprendere che la soluzione della maggior parte delle problematiche della gestione dell’anestesia pediatrica si potrebbero efficacemente ‘aggredire’ se si trasferisse fisicamente tutta la struttura dell’Oncoematologia pediatrica del Microcitemico, nella sua interezza, dentro il Brotzu. Continuando: oltre 500 interventi di Cardiochirurgia, 769 interventi di Neurochirurgia, 924 per procedure di Elettrofisiologia con 4000 pazienti seguiti. Se a quest’ultima unità operativa di eccellenza si colmasse l’equipe infermieristica con l’adeguato fabbisogno e il supporto dell’operatore socio sanitario mancante e si desse l’autorizzazione al progetto presentato da tempo sull’abbattimento liste di attesa, l’equipe della Struttura potrebbe impiantare persino ulteriori 500 sostituzioni di pacemaker, sostituire 250 defibrillatori cardiaci, e studiare 350 casi di elettrofisiologia con relative ablazioni.1600 procedure di Emodinamica, 1600 i pazienti per la Neuroradiologia interventistica, dove si operano pazienti con aneurismi cerebrali con tecnologie decisamente all’avanguardia senza dover intervenire chirurgicamente. Ancora: 530 interventi di Chirurgia vascolare, circa 2000 interventi tra Urologia e Urologia Robotica, 686 ictus cerebrali trattati in Neurologia Stroke, 1230 plasmaferesi, numeri quasi senza precedenti in Sardegna, 740 interventi di Ortopedia e Traumatologia 830 di Ortopedia e Chirurgia della mano, 2500 visite di controllo ortopedico in Ortopedia 2, in soli 180 giorni e 1145- interventi di retina, glaucomi e altri. È altresì opportuno evidenziare che quando la struttura di Oculistica si trovava all’ospedale Binaghi di Cagliari, la lista di attesa era pari a zero, mentre adesso i pazienti attendono anche due anni e le responsabilità di ciò non sono certo da addebitare al proprio direttore di struttura e tantomeno al personale. Numeri veramente importanti ma con personale sanitario, sociosanitario e tecnico, in tutte le succitate unità operative, perennemente in sofferenza perché sempre sottostimato. Con una dotazione organica adeguata, sicuramente le potenzialità del Brotzu tornerebbero a primeggiare ai livelli di autentica struttura di eccellenza, quale l’ospedale è ed sempre stata. Con un personale così sottostimato è estremamente complicato e inutile persino parlare di abbattimento liste di attesa, se non addirittura impossibile poterle garantire, in quanto molti operatori supererebbero di gran lunga le proprie “normali” pronte disponibilità. In barba a quanto invece stabilito dal vigente. Infatti, le dotazioni organiche sono vetuste e ferme al 2010 che non tengono minimamente conto sia delle numerose sentenze per demansionamento degli Infermieri che hanno visto spesso l’azienda condannata dai Giudici, in quanto la cura e l’igiene del malato compete all’Oss e non più all’infermiere. La possibilità dell’abbattimento liste di attesa è praticamente impossibile da realizzare
con personale sanitario e sociosanitario dei blocchi operatori così palesemente sottostimati”, ammettono Carta e Sanna. “Ovviamente, il tutto si ripercuote anche nelle corsie di degenza. Perché la dignità del malato, tra le tante altre cose, passa anche e soprattutto attraverso la cura della sua igiene che non può prendersi autonomamente cura di se se stesso. Quindi, è necessaria una seria riflessione attenta e ponderata da parte della Regione. Ma per rendere tutto ciò dignitoso e legittimo, sia per i malati ma anche per tutte le categorie professionali, serve una rivalutazione delle dotazioni organiche e una pari remunerazione rispetto ad altri colleghi delle altre aziende e una giusta, sana e rispettosa considerazione dei rispettivi ruoli. In tutto questo triste contesto i coordinatori, sono oramai diventati degli autentici parafulmini di tanta confusione operativa e gestionale. Non bastasse, grazie ad un regolamento non firmato dalla Uil-Fpl essi devono sopperire
alle carenze organiche”.