Bar e ristoranti sardi strozzati dalle chiusure: “Il Governo deve farli riaprire entro sabato”

Baristi e ristoratori disperati per colpa della Sardegna “arancione”, la battaglia dell’assessore Gianni Chessa: “Il virus non circola la sera, i contagi ci sono lo stesso: perché i centri commerciali sono aperti? Il ministro Speranza ritiri l’ordinanza e guardi i dati certi di questa settimana”


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I baristi e ristoratori sardi, sempre più alla canna del gas, protestano: con la Sardegna “arancione” non possono aprire nemmeno a pranzo, e asporto o domicilio sono, a seconda dei casi, due soluzioni o poco redditizie o totalmente inutili. E l’assessore regionale del Turismo, Gianni Chessa, si schiera dalla parte dei titolari dei locali. Ha incontrato il gruppo di “ribelli” che, al grido di “Io Apro, non spengo la mia insegna”, in varie città sarde stanno protestando tenendo alzate le serrande e rischiando multe: “Il Governo faccia riaprire tutto sin da questo sabato, il ministro Speranza deve ritirare l’ordinanza che ci ha fatto finire in zona arancione. Vanno analizzati i dati certi di questa settimana, dobbiamo stare in zona gialla. Perché ci sono centri commerciali che possono restare aperti e, invece, bar e ristoranti no?”. Chessa è sicuro: “I contagi ci sono ancora, c’è qualcosa che non funziona. Il virus non circola alle nove di sera o di mattina quando si prende un caffè al bar”. 
L’intento è chiaro: “Ristoranti, bar e palestre stanno soffrendo ma sono i primi a rispettare tutte le regole. Non può esistere un commercio di serie A e uno di serie B, i ristori del Governo non bastano. Baristi, ristoratori e titolari di palestre vanno aiutati, non affossati: bisogna farli riaprire entro sabato”. 


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