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Rivolta contro l’Inps. L’Anmic, l’associazione che dal 1956 rappresenta e tutela l’intera categoria degli invalidi civili e che assiste gratuitamente le persone con disabilità per presentare le domande per ottenere le prestazioni assistenziali, ha dichiarato guerra all’istituto nazionale di previdenza.
Secondo l’associazione l’istituto non sta più erogando più l’assegno mensile agli invalidi civili parziali che lavorano, ma hanno un basso reddito.
La decisione dell’Inps risalirebbe dello scorso 14 ottobre e ha scatenato rabbia e preoccupazione tra i cittadini invalidi parziali che svolgono lavori precari e che ora non potranno più ricevere l’assegno mensile di 287 euro, anche se il loro reddito annuale è inferiore a 4 mila e 900 euro.
“C’è molta preoccupazione e sono tante le persone che si rivolgono a noi per avere spiegazioni”, spiegano dalla sede Anmic di via Caprera, “questa decisione dell’Inps rischia di produrre una grave ingiustizia sociale, perché toglie un assegno di 287 euro a persone con un reddito bassissimo e che svolgono una piccola attività lavorativa, spesso saltuaria. È un contributo modesto, ma che in molti casi può aiutare ad arrivare a fine mese. In tanti chiamano il nostro numero per essere rassicurati ed invece purtroppo dobbiamo confermare quanto ormai si legge su tutti i giornali. L’Inps ha cambiato idea rispetto al recente passato e ha deciso che adesso chi ha un’invalidità parziale tra il 74% e il 99% non può più percepire l’assegno se svolge un’attività lavorativa, anche se guadagna pochissimo.”
E c’è chi si domanda se è possibile far tornare l’INPS sui suoi passi. “L’unica soluzione è una legge che faccia chiarezza. L’Anmic”, aggiunge, “è accanto agli invalidi in questa battaglia ed è impegnata anche sul fronte nazionale per chiedere con forza al Governo e al Parlamento di approvare una norma che risolva la situazione e consenta di tornare subito al sistema precedente, in cui lo svolgimento di attività lavorativa escludeva l’erogazione dell’assegno soltanto quando produceva un reddito superiore a 4.931,29 euro.”
Le associazioni di categoria sono agguerrite e irremovibili sulle loro posizioni a favore delle persone con disabilità. La battaglia è partita.