Agricoltori sul piede di guerra a Cagliari: “Siamo in ginocchio, la politica deve ascoltarci”

Sit in sotto il palazzo del consiglio regionale insieme a imprenditori e alcuni amministratori locali. Tanti i problemi denunciati: aumento dei costi di produzione e delle materie prime, premi comunitari in ritardo, danni dalla blue tongue


Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp

Dall’aumento incontrollato dei costi di produzione a causa dell’impennata dei prezzi delle materie prime e del gasolio agricolo, alle emergenze sanitarie blue tongue e peste suina africana, dai danni provocati dagli incendi e dalla siccità, ai ritardi nei pagamenti dei premi comunitari, fino alla riforma delle pensioni. Sono alcune voci del lungo elenco di problematiche che stanno mettendo in ginocchio il settore dell’agricoltura sarda e che questa mattina a Cagliari, davanti al Palazzo del Consiglio regionale, la Cia, insieme con una delegazione di imprenditori e amministratori comunali, hanno denunciato pubblicamente con un sit di protesta.

«Chiediamo interventi urgenti, sia alle istituzioni regionali, sia al governo nazionale, che portino a risolvere i tanti problemi aperti. Alcune cose si stanno facendo ma non basta. È in corso una sfrenata speculazione sui costi delle materie prime che sta penalizzando le aziende agricole portandole al rischio “chiusura”», spiegano i rappresentanti di Cia Sardegna. «L’Organismo Pagatore Regionale eroghi con puntualità, nei modi e nei tempi previsti, tutte le spettanze previste per gli agricoltori, a partire dalle anticipazioni dei premi comunitari previste in questi giorni», esorta la Cia quale intervento immediato da parte della Regione, in modo da garantire un minimo di liquidità alle imprese. «È necessario corrispondere il giusto valore alle produzioni agricole e ai produttori, che nella filiera dell’agroalimentare costituiscono da sempre l’anello debole della catena, senza dimenticare le condizioni dei tanti agricoltori pensionati sardi che dopo una vita di sacrifici e rinunce, passata a produrre cibo per la comunità si ritrovano ora a sopravvivere con pensioni da fame».

Costi alle stelle. Le aziende agricole isolane registrano aumenti dei costi dal 20% fino a picchi del 60%, che incidono in maniera inesorabile sulla redditività delle aziende zootecniche e di tutto il settore primario sardo. Il costo dell’energia elettrica è aumentato del 20% nell’ultimo anno, quello delle attrezzature è cresciuto in maniera inesorabile, il costo dei concimi è quasi raddoppiato e il prezzo delle sementi registra rialzi che destano parecchia preoccupazione. Anche il prezzo del gasolio agricolo è in vertiginosa crescita, incidendo fortemente sulle spese per i trasporti, che da sempre costituiscono una delle maggiori difficoltà rimaste irrisolte per l’agricoltura sarda.

Incendi e siccità. Dopo gli incendi del periodo estivo che si sono propagati diffusamente in tutto il territorio regionale e per i quali le aziende agricole stanno ancora aspettando gli eventuali ristori, la capacità produttiva delle imprese è ulteriormente minata dalla scarsa piovosità e dal conseguente periodo siccitoso rilevato dall’Arpas.

Prezzo del latte. A tutto questo si aggiunge la delicata situazione del settore ovicaprino: i miglioramenti sul prezzo del latte riconosciuto agli allevatori, i cui attuali criteri di costituzione continuiamo a ribadire non essere soddisfacenti e sui quali è necessario riconvocare i mai chiusi tavoli nazionale e regionale per definirne le regole, non coprono gli aumenti dei costi di produzione e si registra pertanto un ulteriore impoverimento delle aziende.

Criticità sanitarie. Le criticità di natura sanitaria stanno coinvolgendo sia le aziende zootecniche, alle prese con blue tongue, peste suina africane e le difficoltà del settore bovino, sia tutta l’agricoltura sarda, a partire dal comparto ortofrutticolo la cui produzione è minacciata da agenti parassitari e malattie virali divenute ormai una costante.

 

 

 


In questo articolo: