La città conta ben due eroi, insigniti di Medaglia d’oro al valore militare, e ben tre Medaglie d’argento: un caso unico in Italia, in base alla popolazione di allora. Domani 4 novembre si ricordano i caduti in guerra, tutti coloro che hanno combattuto sino alla morte per la patria. Giovani e giovanissimi partiti verso la morte, migliaia di ragazzi che divennero subito uomini. Orrore, crudeltà, carestia, in tanti abbracciarono mamme, mogli, fidanzate e figli per l’ultima volta prima di andare al fronte anziché godere della vita, semplice e dura, gratificante però, ammortizzata tra lavoro estenuante e famiglia. Un dovere ricordare chi non c’è più, un messaggio importante da tramandare alle attuali e future generazioni.
“A voi che cadeste pugnando per rendere l’Italia libera e grande tra le grandi e libere nazioni. Il Consiglio interprete degli alti sentimenti del Paese fa scolpire i Vostri gloriosi nomi perché essi siano di monito alle generazioni future”, cita Scalas, ex militare di Assemini.
“Il 4 Novembre ricorre il 106 anniversario della vittoria di Vittorio Veneto e con la firma dell’Armistizio di Villa Giusti consentì all’italia di rientrare nei territori di Trento e Trieste. Pertanto si completò l’opera di unificazione iniziata in epoca Risorgimentale con le varie Campagne per l’Unità D’Italia e soprattutto perché sancì la fine della Prima Guerra Mondiale, denominata la Grande Guerra.
Il 4 Novembre è una data storica, infatti per ricordare i caduti del primo conflitto mondiale fu istituita nel 1919, la celebrazione del 4 Novembre e ad Assemini già nel Luglio dello stesso anno, il Consiglio Comunale si impegnò al pagamento di 900 lire per la realizzazione di una lapide, la quale fu sistemata, come riporta la stele di marmo, nella frontespizio della Casa Comunale il 4 Giugno del 1920.
“Per additare alle future generazioni i gloriosi nomi di coloro che hanno immolato la loro balda giovinezza sull’Altare della Patria. Quindi tale ricordo marmoreo sarà segno tangibile della gratitudine che il paese ha verso i suoi prodi figli”.
Il Consiglio Comunale di allora stabilì anche in che modo doveva essere scritta, infatti chi avrà la curiosità di leggerla attentamente la lapide, la quale è ancora esistente nella facciata della vecchia Casa Comunale, potrà notare il criterio adottato intelligentemente dai Nostri nonni nello scrivere i rispettivi nomi. Infatti i primi indicati sono coloro che morirono in combattimento, dopo quelli deceduti negli ospedali a seguito delle ferite e poi quelli che perirono in prigionia ed in fine tutti soldati morti del periodo della guerra del 15/18.
Questa lapide commemorativa fu posta approntando un ricco programma ben articolato e particolareggiato per festeggiare questo evento con grande enfasi.
Con tanto di corteo per depositare la corona sulla lapide, con la partecipazione oltre agli ex combattenti anche delle scolaresche e della banda musicale di Sestu, con l’intervento di una rappresentanza della Divisione Militare.
Inoltre durante questa cerimonia furono consegnate agli ex combattenti i riconoscimenti: 6 Croci di Guerra e 26 medaglie commemorative.
A riguardo bisogna ricordare e sottolineare il tributo che gli asseminesi diedero in questa guerra, infatti ben 36 giovani vite si immolarono per la Patria e innumerevoli furono i feriti durante i combattimenti in trincea.
Pertanto necessariamente non bisogna dimenticare che la Nostra Comunità ebbe ben due eroi, insigniti di Medaglia d’oro al valore militare e ben tre Medaglie d’argento e questo fatto è un caso unico in Italia, in base alla popolazione di allora.
Ovviamente non nascondo anche l’orgoglio di aver espletato il militare da ufficiale proprio a Trieste, assieme a tanti asseminesi, con le mostrine bianche e rosse i colori del 151 Reggimento Fanteria della gloriosa “Brigata Sassari” nella storica caserma Vittorio Emanuele.
“I Diavoli Rossi” “Rote Teufel” così venivano chiamati dagli Austriaci per il fatto che combatterono nelle trincee con un tale accanimento da essere temuti dal nemico.
Alla Brigata Sassari apparteneva l’Asseminese Caporale Maggiore Giuseppe Pintus, al quale fu conferita la Medaglia d’oro al valore militare per i fatti di Monte Zebio del 10 Giugno del 1917.
E anche Dionigi Mattana, Medaglia d’argento al V.M. concessa al fante della Brigata Sassari 151, per i fatti di Col di Lana nel Luglio 1915.
L’altra Medaglia d’oro fu assegnata al carabiniere vice brigadiere Fedele Piras per i fatti di Capo Salice del 16 Luglio del 1918.
Mentre ben due Medaglie d’argento al V.M. furono conferita a Basilio Nioi facente parte dell’eroico “Squadrore Sardo” composto esclusivamente da cavalleggeri Sardi in Albania il 30 Agosto del 1918″.
Un riassunto dettagliato, ricco di storia, da poter divulgare e condividere proprio in prossimità della ricorrenza.
Foto sbiadite in bianco e nero, in cimitero, raffigurano ancora i combattenti morti in guerra: fiori e corone per loro, i discendenti mai dimenticano e onorano le lacrime versate da bisnonni e nonni in ricordo di quei giovani figli, fratelli, che non hanno mai più rivisto.
Una nota di rammarico giunge da Scalas, però: “Invece purtroppo venendo ai giorni nostri, dopo tutto questo, che poc’anzi si è ricordato del passato, ci viene anche il magone vedere quello che oramai è rimasto nella Nostra Comunità in occasione di questa ricorrenza.
Pertanto si vuole menzionare soltanto “la gratitudine che si ha nei confronti dei Suoi Figli che hanno immolato la propria vita per la Patria”.
A tal proposito ricordiamo soltanto il fatto, che ancora il busto di Giuseppe Pintus, inspiegabilmente ancora non è stato riposizionato dove era stato messo a suo tempo e questo fatto risulta essere sintomatico, oltre ad essere un mistero e anche una beffa per la Nostra Comunità.
A ulteriore dimostrazione di quanto la Pubblica Amministrazione ha a cuore la “Memoria delle sue Radici, delle cose, dei fatti e degli uomini che hanno realizzato nel tempo, con immani difficoltà e sacrifici la Propria Identità”.
Ma non bisogna biasimare il loro operato in quanto non è colpa loro se disconoscono e non vogliono neppure apprendere la Storia del Passato della Comunità in cui vivono e che oltretutto amministrano, per il fatto che probabilmente reputano che Assemini non abbia una “Storia”.
Nello stesso tempo si può comprendere, anche se non lo si condivide, che oramai certi valori sono obsoleti e quindi sono anche superati dalla modernità e che sicuramente la narrazione, quella del Nostro passato, non serva più, dal momento che, si è convinti che la Storia, quella vera, verrà probabilmente scritta da oggi in poi, proprio da loro”.