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A circa 24 ore dal comunicato col quale la prefettura di Cagliari annunciava una stretta sul centro d’accoglienza di Monastir, tra controlli più serrati e telecamere, arriva una nuova durissima nota del Sap (sindacato autonomo di polizia): tre pagine piene di fatti e preoccupazioni. Un lungo elenco delle criticità, spedito non solo all’attenzione del questore di Cagliari Pierluigi D’Angelo ma anche alla segreteria nazionale del Sap e a quella regionale di Oristano. Nelle tre pagine firmate dal segretario provinciale del Sap, Luca Agati, viene rimarcato che “il rischio contagio é ancora altissimo, sia tra gli stranieri che di conseguenza tra gli stessi operatori di Polizia. Gli ospiti ogni giorno, soprattutto nelle ore serali e notturne, vagano per il centro, scavalcando sia internamente che verso l’esterno”. Una situazione che complicherebbe il lavoro degli agenti: “I poliziotti continuano a non essere in grado di riconoscere sani da malati, a non avere avere punti di riferimento che possano dare indicazioni sullo stato di salute di chi hanno davanti”,
Agati, dopo aver ricordato gli ultimi episodi di violenza, punta l’accento sul fatto che “ogni notte é sempre la stessa storia, continuano ad entrare nel centro bottiglie comprate o rubate dal vicino centro commerciale. Non possiamo tollerare che un algerino possa fronteggiare nel piazzale gli uomini del Reparto Mobile urlando “io covid, io male, io paracetamolo” con gli stessi che lo invitano a stare lontano, quando dovrebbe essere all’interno del reparto a lui dedicato. Il rischio per i poliziotti é davvero altissimo”. Per Agati “dentro al centro di Monastir succedono cose assurde, malati e non malati si mischiano rischiando di generare focolai che potrebbero colpire i nostri uomini. “Che senso ha trattenere gli algerini potenzialmente negativi in condizione di quarantena, quando questi entrano a contatto con i positivi ed escono indisturbati dal centro frequentando locali commerciali in paese, per poi tornare all’interno come se nulla fosse? La preoccupazione é troppo alta sia per ciò che accade all’interno sia per ciò che accade fuori, con allarmanti manifestazioni di intolleranza”. E critiche vengono mosse anche sulle soluzioni annunciate, ieri, dalla prefettura: “Dispiace leggere nel comunicato della Prefettura che é in previsione l’aumento delle telecamere a circuito chiuso che andranno ad implementare il sistema già esistente. Peccato che nessuno le guardi, che sia un sistema ad oggi totalmente inutilizzato. E poi, anche se ci fosse personale davanti alle telecamere, chi interverrebbe visto che le disposizioni sono di non fare nulla? Ci permetta, che senso ha vigilare all’interno un luogo se non si può vietare agli occupanti di uscire o saltare da un’area all’altra? Leggiamo, sempre nello stesso comunicato che non sono state registrate fughe definitive. Ci viene tanto in mente la famosa scena del film “Amici miei”. Ma che significa dato che gli stranieri escono ed entrano dal centro pressoché indisturbati? Non è forse assurdo tutto questo?”. Insomma, molti problemi che devono “essere risolti al più presto. Vogliamo augurarci che le nostre preoccupazioni siano le stesse dei suoi più stretti collaboratori che si rapportano con il personale in prima linea”. E arriva anche un’altra richiesta: “Visti gli accadimenti di questi ultimi giorni, non sarà il caso di effettuare accertamenti sanitari sui poliziotti impegnati nel centro? Nessuno ne parla, nessuno ne fa menzione, ma i colleghi iniziano ad avere serie preoccupazioni e noi non possiamo che far nostra la loro la richiesta. In attesa dei prossimi sbarchi…”.