A Cagliari cento poliziotti non vaccinati: “Costretti a mangiare per strada ma in auto son tutti vicini”

Mensa vietata agli agenti senza green pass, qualcuno si siede addirittura sulle panchine di viale Buoncammino. Esplode la rivolta, Luca Agati (Sap): “Discriminati solo per il pranzo, poi stanno fianco a fianco nelle pattuglie e in ufficio, dove il rischio contagio è maggiore: assurdo”


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A Cagliari ci sono cento poliziotti senza il green pass. Vuol dire, in parole semplici, che non sono vaccinati. E uno degli ultimi drecreti legge del Governo Draghi vieta le mense a chi non ha la certificazione verde. La mensa degli agenti, nel capoluogo sardo, si trova in viale Buoncammino. Da un po’ di giorni, i poliziotti senza green pass devono, praticamente arrangiarsi: “Sono costretti a consumare il pasto fuori, per strada, nel viale”, spiega Luca Agati del sindacato del Sap, che si fa portavoce dei nuovi disagi che stanno vivendo i suoi colleghi “costretti a subire storture di una disposizione che manca di specifiche norme attuative e che crea problemi enormi, basti pensare ad esempio alle squadre del reparto mobile che si muovono in gruppi di minimo dieci unità”. E Agati nota anche quello che sembra essere un controsenso: a pranzo niente mensa interna, ma poi gli stessi poliziotti non vaccinati “sono quotidianamente a contatto ravvicinato con gli altri nelle auto di servizio e negli uffici durante le normali attività lavorative, un’assurdità se pensiamo alle stringenti norme di sicurezza attuate fino ad ora”.

 

 

“È molto grave la discriminazione che si manifesta unicamente al servizio mensa e non alle altre situazioni se vogliamo anche più esposte a rischio contagio, come il contatto ravvicinato tra poliziotti fianco a fianco nelle pattuglie. Al di là delle idee personali sull’esigenza o meno di vaccinarsi, che ricordo fino a prova contraria è per i poliziotti assolutamente facoltativa, non possiamo tollerare una differenziazione così netta verso i tanti colleghi costretti a fruire del pasto in maniera volante, all’aperto, magari in piedi, oppure sullo stesso mezzo condiviso con gli altri per il resto delle ore di lavoro. Serve assolutamente un’urgente soluzione”, rimarca Agati.