Zona Franca, manifestazione in via Roma: “Sette giorni per decidere”

Protesta con striscioni della “Destra Sociale Sardegna” sotto il palazzo del Consiglio Regionale


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Protesta con striscioni della “Destra Sociale Sardegna” sotto il palazzo del Consiglio Regionale. 

“Il 5 Novembre scadono i 90 giorni, termine fissato dal Governo Renzi, in cui la Regione Sardegna dovrà perimetrare la Zona Franca – riferisce Gianmario Muggiri, segretario – Come prima cosa chiediamo al Presidente della Regione Autonoma della Sardegna Francesco Pigliaru e alla sua giunta di considerare come perimetro della Zona Franca i naturali confini della nostra Isola (isole minori comprese) così da non lasciare nessun comune fuori dalla fiscalità di vantaggio.
Abbiamo valide motivazioni nel credere che questa soluzione non sia gradita alla Sinistra Sarda, per questo, in alternativa, chiediamo di non “recintarla” in qualche decina di ettari (come sospettiamo sia la situazione che si prospetta) per pochi e soliti privilegiati, ma di estenderla per almeno 700/800 ettari, in maniera tale da comprendere tutte le zone industriali adiacenti i Porti Sardi (Cagliari, Olbia, Porto Torres, Oristano e Arbatax).

Noi della “Destra Sociale Sardegna”, riteniamo che la Zona Franca sia l’unica ricetta possibile per attrarre tutte quelle aziende che in questi ultimi 20 anni hanno chiuso, si son trasferite o hanno dovuto ridimensionare le proprie attività, solo la Zona Franca attirerebbe nuovi investitori e di conseguenza creerebbe migliaia di nuovi, veri e duraturi posti di lavoro.

E’ bene tenere presente che, anche se la Zona Franca sarebbe esclusivamente nelle zone industriali adiacenti i Porti Sardi, anche le altre aziende, di fatto fuori dal regime agevolato, avrebbero dei vantaggi perché si andrebbe ad aumentare, grazie all’indotto, la mole di lavoro e quindi nuove commesse e nuove assunzioni.

Inoltre lo stesso gettito tributario Regionale ne gioverebbe, perché grazie all’aumento delle imprese che investirebbero in Sardegna,andremmo a compensare la differenza tra le vecchie e nuove tassazioni, senza contare che una disoccupazione attuale del 18% non porta certo benessere alle casse Regionali”.