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La doccia non è fredda, è gelata. La Sardegna dopo tre settimane di zona bianca finisce in arancione: da lunedì bar e ristoranti chiusi a pranzo e a cena, possibile solo lavorare con l’asporto. Una situazione drammatica per i ristoratori, anche per quelli di Cagliari. Da poco avevano ripreso a respirare, ora arriva l’ennesima mazzata. E, in parallelo alla voglia di urlare tutta la loro rabbia al mondo, emerge una sensazione quasi di rassegnazione. Con le restrizioni, il punto che prevede lo stop ai clienti dentro i locali food non è mai stato cambiato. E, inoltre, l’Isola viene retrocessa in arancione a causa dell’indice Rt e di alcuni focolai. E la domanda dei titolari dei ristoranti è una: perchè bloccare un’intera regione e non isolare solo le zone con contagi da Covid e relative varianti? Addio, ovviamente, a tanti clienti per Pasqua e Pasquetta.
Angelo Ibba, 42 anni, da venti gestisce un ristorante in via Campania: “Nemmeno un centesimo dal Governo, neanche il bonus da 600 euro, avevo messo tutto nelle mani della mia commercialista. Sto svendendo il cibo, ci sono giorni dove guadagno appena venti euro. Ho un bimbo di due mesi, non riesco più a portare il pane a casa. Sono davvero in ginocchio, i debiti sono saliti tantissimo. O pago l’affitto o pago la corrente o pago la merce”, afferma, “ieri ho fatto una grossa spesa, avevo i tavoli prenotati per i prossimi giorni. Sto rispettando tutti i parametri richiesti, resterò aperto per l’asporto ma la gente ha pochi soldi e non compra”, conclude. Alberto Melis, famoso ristoratore della Marina, da lunedì terrà chiusi tutti e tre i suoi ristoranti: “Pasqua e Pasquetta aperto? Non mi sono illuso, chi invece si è illuso è perchè non ha capito la gravità della situazione”, osserva. “Finiamo in zona arancione per l’Rt e dei focolai circoscritti, perchè il Governo non ha istituito zone rosse specifiche anzichè bloccare tuta la Regione? Alla fine siamo visti, ancora una volta, come untori, siamo davvero in ginocchio. La nostra categoria, come quella delle palestre, viene sempre presa di mira. Non farò asporto, dovrei mettere in moto una macchina organizzativa grossa e, se poi non arrivano i riscontri”, cioè le prenotazioni, “sarebbero solo ulteriori perdite. Anche stavolta dovrò attendere tempi migliori”.