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Zio Lucio, tutti lo chiamano così. Luciano Incani nelle serate più belle nei suoi ristoranti al Corso e in via Sant’Avendrace imbracciava la chitarra e la fisarmonica, oppure gli occhiali da sole e il cappello per imitare il suo idolo Adriano Celentano, facendo partire “Soli”, la sua canzone preferita, e cantava e ballava per tutti. Questa settimana l’insegna della sua trattoria dove il pesce era sempre fresco di giornata, è stata divelta: addio al ristorante “Da Luciano”, veramente un pezzo di storia della cucina cagliaritana, travolto dalle bollette alle stelle, dagli affitti e da un pauroso crollo di clienti che sta ammazzando quasi tutti i locali in città, che sono al centro di una crisi senza precedenti. Luciano Incani è un’istituzione a Cagliari, soprattutto nella Cagliari più verace, quella delle periferie. Il pesce lo potevi scegliere tu da solo perchè girava col carrello del mercato. La moglie e il suo cuoco indiano realizzavano primi al cartoccio di una genuinità esemplare. Una prima vita da maresciallo dei carabinieri, poi il locale nel Corso con quella scritta nell’insegna “XXGR”, che era il suo motto. “Oggi il limoncello non ve lo do perchè non è ichisi, quello industriale non mi piace. Vi porto un altro amaro fatto in casa”, non tradiva mai i suoi clienti. Oggi purtroppo è il simbolo di una città al buio, dove nessuno aiuta i commercianti: un altro storico ristoratore cagliaritano costretto ad allargare le braccia e a chiudere tutto, come era successo due anni fa ad Antonello Spissu dei 4 Mori, e a tanti altri. Nel silenzio, nell’indifferenza generale soprattutto dei nostri politici.
Dentro di se aveva tante ferite ma non si arrendeva mai. Una su tutte: quella volta 4 anni fa che un egiziano lo aveva accoltellato davanti al ristorante, mandandolo in fin di vita. Il giorno dopo era già in piedi all’ospedale a rilasciare un’intervista a Casteddu Online, poi però aveva sofferto moltissimo. Lo raccontava a tutti i suoi clienti: “Sono vivo per miracolo”. Dentro la sua trattoria tutti si conoscevano, si salutavano, era come stare in una famiglia: “Tu qui sei di casa”, diceva ai migliori amici. Luciano Incani non è morto, è assolutamente vivo e ancora forte: chissà se un giorno ci riproverà. Ma è particolarmente grave che chiuda il ristorante storico di viale Sant’Avendrace, proprio quello in cui la Giunta Truzzu ha fatto la maggiore figuraccia: un senso unico approvato e un cantiere aperto per un anno per poi scoprire che non si poteva fare, che non sarebbero passati gli autobus di Arst e Ctm. Il dopo virus rischia di mietere molte altre vittime nel commercio cagliaritano, strangolato da affitti esagerati: via Dante è letteralmente un cimitero, mezza città è al buio con i lampioni spenti e anche questo penalizza i negozi. La gente non ha soldi perchè molti hanno perso il lavoro e non possono permettersi neanche una pizza fuori.
Zio Lucio lo chiamano tutti “il bomber di Sant’Avendrace”. Quando i piatti venivano sfornati diceva sempre “vai che è verde!”, consegnandoli fumanti a tavola. A volte un po’ burbero, a volte sorridente, sempre con una pacca sulla spalla. Quando un commensale era triste, ti tirava su con tre parole: “Ti vedo un po’ sgonfio stasera, o sbaglio?”. La passione per la moto e per la moto d’acqua, il Vespino brum brum rimesso sempre a nuovo, a dispetto dei suoi 67 anni portati sempre con grande grinta. A volte a sorpresa senza anticiparti nulla ti tirava fuori un risotto alla pescatora con gli scampi che restavi esterrefatto. La griglia del pesce arrosto sempre accesa. E poi i dolci sardi, per finire in bellezza. Quando scompare un locale storico, che esiste da decenni, perdiamo un pezzo di vita anche se lo porteremo nei ricordi. Stiamo uscendo da una pandemia e stiamo entrando, forse, complice la guerra in corso, in una crisi economica pesantissima. Lavoratori uccisi con tasse, cartelle dell’Agenzia delle Entrate, bollette da capogiro: i politici passavano sempre in viale Sant’Avendrace, ma nessuno ha mai davvero aiutato zio Lucio.
Alcuni dei nostri lettori sulla pagina Fb di Casteddu Online lo ricordano così. Giampiero Murgia scrive: “Caro Luciano, mi hai accolto nel tuo ristorante sempre con simpatia, allegria, amicizia. Mi hai fatto sempre sentire come a casa. Che posso fare se non ringraziarti di cuore? Ora riposati che è ora. Con sincero affetto. Un abbraccio“. Attilio Rais aggiunge: “Carissimo Amico grazie per le tantissime serate passate nel tuo ristorante Cagliari perde un pezzo della sua storia un abbraccio forte”. Antonio Cannas : “Ciao Luciano, mi spiace tantissimo, un grosso abbraccio a te, sei e resterai una persona meravigliosa”. Centinaia di commenti così, sul nostro giornale. Zio Lucio, sarebbe bello che tu organizzassi un’ultima cena, anche solo per salutare i tanti amici che saranno sempre con te.