Il grano? +19,7%. L’olio? +23,2%. E poi lo zucchero a +6,7% e la carne al +4,8%, fino ai latticini al + 2,6%. Al netto della speculazione, che comunque c’è ed è molto forte soprattutto per alcuni prodotti, i venti di guerra spingono a livelli mai raggiunti il costo di beni primari alimentari, che volano a cifre mai raggiunte prima con un incremento complessivo del 12,6% rispetto a febbraio.
I dati emergono dalla Fao. I prezzi mondiali del grano sono aumentati del 19,7%, aggravati dalle preoccupazioni per le coltivazioni negli Usa, mentre quelli del mais hanno fatto registrare un aumento del 19,1% un livello record, insieme a quelli dell’orzo. L’Indice dei listini degli oli vegetali segna +23,2%, per le quotazioni dell’olio di semi di girasole, di cui l’Ucraina è il principale esportatore mondiale. Secondo le rilevazioni della Fao, lo zucchero segna +6,7% rispetto a febbraio, con oltre un +20% rispetto a marzo 2021.
La carne, compresi pollo e maiale, è aumentata del 4,8%, raggiungendo il suo massimo storico. Anche i prezzi internazionali del pollame si consolidano al rialzo, di pari passo con le minori forniture da parte dei principali paesi esportatori a seguito di focolai di influenza aviaria. L’Indice Fao dei prezzi dei prodotti lattiero caseari è aumentato, invece, del 2,6%, attestandosi a +23,6% rispetto a marzo 2021, con le quotazioni di burro e latte in polvere aumentate vertiginosamente a causa dell’impennata delle importazioni per consegne a breve e lungo termine, soprattutto dai mercati asiatici.