Violenza sulle donne,cifre allarmanti:Cagliari, in 1000 chiedono aiuto

Oltre mille donne in un anno si rivolgono ai centri di ascolto contro la violenza sulle donne a Cagliari. Rodin (Pd): serve una cabina di regia, il sistema della Regione va ripensato 


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Le donne che subiscono violenza? Sono tante, dicono in ” troppe “, dunque… in crescente aumento!
 
Affermazioni poco rassicuranti, certo. Provengono nell’analizzare le statistiche e i dati raccolti, così dalle indagini svolte dalle associazioni che si occupano dell’accoglienza delle ragazze in difficoltà. 
Pertanto, “il sistema della rete regionale per l’accoglienza appunto delle donne che hanno subito e che ancora subiscono violenza andrebbe rivisto, anzi ripensato“. 
 
Parola di Fabrizio Rodin. Il presidente della Commissione alle politiche sociali del Comune di Cagliari, infatti, in sinergia con la
Commissione alle pari opportunità, ha  analizzato questo argomento in un incontro svoltosi a palazzo Bacaredda. 
 
Si è trattato in effetti di un tavolo tecnico. Una riunione operativa che ha gettato le basi per stilare le linee guida di un’azione congiunta e da portare avanti, coinvolgendo altri enti e istituzioni. 
 
IL FENOMENO. La violenza sulle donne è un fenomeno ancora molto diffuso e trasversale. Pertanto “è necessario rivedere il sistema di accoglienza nell’emergenza ed il percorso di reinserimento della donna che ha subito violenza”. 
 
I DATI, nel solo territorio cagliaritano, nel 2014, hanno chiesto aiuto ai centri antiviolenza circa  1000 donne. La la fascia d’eta maggiormente colpita?  Quella compresa tra i 30 e i 50 anni. Non solo. Ben l’80% di queste donne ha figli a carico e la maggior parte di esse ha un buon livello di istruzione.

Il fenomeno, fanno sapere dalle commissioni comunali competenti è in aumento. Le stime parlano di una impennata del 30% rispetto al 2013; la tendenza sembrerebbe invariata tra il 2014 e il 2015. I dati provengono dal Centro antiviolenza donne al traguardo – Centro Donna Ceteris. 

IL FUTURO. Attualmente è in corso un processo di adeguamento della legge  regionale 8 del 2007 denominata: “Norme per l’istituzione di centri antiviolenza e case di accoglienza per le donne vittime di violenza“. Legge che andrà rivista a dei te della nuova normativa nazionale e al documento d’intesa Stato-regioni varato il 27 novembre del 2014.

Su queste tematiche delicate, il consigliere comunale  Fabrizio Rodin, alla guida della commissione politiche sociali, ribadisce un concetto: “abbiamo la necessità di rivedere il ruolo gestionale organizzativo della Regione Sardegna”. 

Come è presto detto: “Bisogna costruire una rete delle conoscenze, delle  azioni e delle professionalità a sostegno della donne maltrattate, dando uniformità a tutti i centri e le case protette, mettendole in rete tra loro e con gli altri soggetti istituzionali” prosegue Rodin. 

In tal senso la Regione potrebbe avere la gestione organizzativa delle strutture della prima accoglienza delle donne che subiscono violenza?  “Direi una vera cabina di regia” sostiene Rodin.  

L’idea è positiva“, afferma la presidente della commissione Pari Opportunità Elisabetta Dettori che rincara: “La Regione deve impegnarsi per rendere operativo l’osservatorio sul fenomeno della violenza di genere, concentrandosi sulla raccolta dei dati e analizzando tutti gli aspetti del fenomeno”.

L’obiettivo è anche quello di avere una maggiore comprensione utile a una programmazione mirata – prosegue la Dettori – anche durante la revisione di questo testo normativo, specificatamente dedicato ai centri antiviolenza per le donne. È quantomai necessario avere un approccio culturale più ampio, più completo ai temi della violenza di genere per la realizzazione, in forma integrata anche con le agenzie formative, di attività e azioni per prevenire sia culturalmente e sia socialmente, le cause della violenza. Insomma per poter sensibilizzare massivamente sul fenomeno, affinché sia riconosciuto e denunciato”. 

Affermazioni che accompagnano i propositi manifestati anche dalla Commissione alle politiche sociali guida da Fabrizio Rodin: “quello dell’ente locale è un ruolo che va regolamentato per il cosiddetto percorso di secondo livello, di rientro delle persone che hanno subito violenza”.Conseguenza: “Il Comune protagonista, insieme alla Regione, attraverso appositi accordi e protocolli operativi per dare risposte puntuali tramite il sistema integrato di interventi e servizi sociali. Il tutto per accogliere le donne con e senza figli, reinserendole grazie a un percorso di  sostegno per la loro ben note difficoltà. Da quelle di accesso alla casa, al mercato del lavoro, alla vita pubblica”. 

Marcello Polastri 


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