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Il fenomeno, fanno sapere dalle commissioni comunali competenti è in aumento. Le stime parlano di una impennata del 30% rispetto al 2013; la tendenza sembrerebbe invariata tra il 2014 e il 2015. I dati provengono dal Centro antiviolenza donne al traguardo – Centro Donna Ceteris.
IL FUTURO. Attualmente è in corso un processo di adeguamento della legge regionale 8 del 2007 denominata: “Norme per l’istituzione di centri antiviolenza e case di accoglienza per le donne vittime di violenza“. Legge che andrà rivista a dei te della nuova normativa nazionale e al documento d’intesa Stato-regioni varato il 27 novembre del 2014.
Su queste tematiche delicate, il consigliere comunale Fabrizio Rodin, alla guida della commissione politiche sociali, ribadisce un concetto: “abbiamo la necessità di rivedere il ruolo gestionale organizzativo della Regione Sardegna”.
Come è presto detto: “Bisogna costruire una rete delle conoscenze, delle azioni e delle professionalità a sostegno della donne maltrattate, dando uniformità a tutti i centri e le case protette, mettendole in rete tra loro e con gli altri soggetti istituzionali” prosegue Rodin.
In tal senso la Regione potrebbe avere la gestione organizzativa delle strutture della prima accoglienza delle donne che subiscono violenza? “Direi una vera cabina di regia” sostiene Rodin.
“L’idea è positiva“, afferma la presidente della commissione Pari Opportunità Elisabetta Dettori che rincara: “La Regione deve impegnarsi per rendere operativo l’osservatorio sul fenomeno della violenza di genere, concentrandosi sulla raccolta dei dati e analizzando tutti gli aspetti del fenomeno”.
“L’obiettivo è anche quello di avere una maggiore comprensione utile a una programmazione mirata – prosegue la Dettori – anche durante la revisione di questo testo normativo, specificatamente dedicato ai centri antiviolenza per le donne. È quantomai necessario avere un approccio culturale più ampio, più completo ai temi della violenza di genere per la realizzazione, in forma integrata anche con le agenzie formative, di attività e azioni per prevenire sia culturalmente e sia socialmente, le cause della violenza. Insomma per poter sensibilizzare massivamente sul fenomeno, affinché sia riconosciuto e denunciato”.
Affermazioni che accompagnano i propositi manifestati anche dalla Commissione alle politiche sociali guida da Fabrizio Rodin: “quello dell’ente locale è un ruolo che va regolamentato per il cosiddetto percorso di secondo livello, di rientro delle persone che hanno subito violenza”.Conseguenza: “Il Comune protagonista, insieme alla Regione, attraverso appositi accordi e protocolli operativi per dare risposte puntuali tramite il sistema integrato di interventi e servizi sociali. Il tutto per accogliere le donne con e senza figli, reinserendole grazie a un percorso di sostegno per la loro ben note difficoltà. Da quelle di accesso alla casa, al mercato del lavoro, alla vita pubblica”.
Marcello Polastri