Villanovaforru, parchi eolici e fotovoltaici tra le colline e i nuraghi? “No grazie”

Il primo cittadino Maurizio Onnis pronto a fare le barricate: “Non esistono ristori per un danno simile, no a venti altissime torri d’acciaio”


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Parchi eolici e fotovoltaici tra nuraghi e colline? “No, grazie”. Si andrebbe a produrre “2.400 volte la potenza della nostra comunità energetica. Io mi chiedo come “l’interesse complessivo della Nazione’ possa collimare con quello di Villanovaforru”. La protesta contro torri e distese di pannelli fotovoltaici non cenna a diminuire, tra i più agguerriti scesi in campo in questi giorni c’è il primo cittadino del piccolo centro situato tra Sardara e Sanluri Maurizio Onnis. A Villanovaforru il tempo trascorre tranquillo e sereno, un piccolo paese dove tutti si conoscono, immerso nel verde e poco distante dai centri più grandi. Un piccolo angolo di paradiso, insomma, che rientra tra i comuni che dovrebbero mettere a disposizione porzioni del proprio territorio per il bene della patria. Un gesto nobile se non fosse che sarebbe l’ennesimo per un luogo, più in generale, per una regione che ha sempre dato senza ricevere il giusto. Onnis precisa qualche dato per rendere l’idea della mancata proporzione tra benefici e danni: “Queste sono le richieste di connessione alla rete elettrica per l’eolico sul solo territorio di Villanovaforru, direttamente dal sito di Terna: 0,11 Gigawatt. Vale a dire 110 Megawatt. Vale a dire, una ventina di altissime torri d’acciaio. Vale a dire oltre 2.400 volte la potenza della nostra comunità energetica (colmo dell’ironia”).
“Io mi chiedo come ‘l’interesse complessivo della Nazione’, per tornare alle parole dell’assessore regionale all’ambiente, ieri, possa collimare con quello di Villanovaforru. È evidente che non collimeranno mai: non esistono ‘adeguati ristori economici’ per un danno del genere. Parliamo di chimere. E se non lo capiscono da soli, a Cagliari, dovremo farglielo capire noi”. La protesta, insomma, continua, questo parco eolico proprio “non s’ha da fare, né domani, né mai”.