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Un’infinità di rifiuti: ingombranti, pericolosi, organici, di tutto e di più. Gli operai, suddivisi in squadre della De.Vizia – CoopLat, incaricati per bonificare, ripulire e accatastare (per poi conferire in discarica autorizzata) la montagna di materiale da smaltire, dal capannone dei disperati di viale Elmas, al civico 156, lavorano a pieno ritmo con mascherine e tute bianche addosso: le ruspe, all’interno di quel tugurio dove abitavano e soggiornavano famiglie rom, migranti e cittadini extracomunitari, hanno raccolto di tutto, dai materassi ai copertoni d’auto, carcasse metalliche, ferro, batterie d’auto e parti di autovetture, cumuli puzzolenti di feci e urine, immondizia di ogni genere, tutto ammassato e pronto per essere poi bruciato come accadeva spesso, sul retro dell’edificio.
Uno sconcio in piena regola, ma soprattutto una bomba ecologica pronta ad esplodere: quelle quattro mura, in sede di sopralluogo ispettivo dalle autorità competenti (Asl 8, Polizia Municipale, Vigili del Fuoco) sono state dichiarate pericolose per le gravi condizioni igienico-sanitarie e per le carenze di tipo strutturale. Ora ogni spazio è stato chiuso con blocchetti e cemento, blindato e inacessibile da potenziali occupazioni notturne, mentre i locali sono stati totalmente sgomberati da chi li occupava abusivamente da mesi.
L’ORDINANZA. Nel documento firmato dal sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, (l’ordinanza n° 59 del 9/11/2016), era tutto chiaro, scritto nero su bianco: in quello stabile dismesso di proprietà privata, c’era un numero non precisato di famiglie rom, cittadini extracomunitari che risiedevano in condizioni da “terzo mondo”: gli ispettori della Asl di Cagliari avevano constatato la presenza di baracche, nuclei di persone senza ne acqua e ne corrente, oltre alle gravi carenze per l’enorme quantità di escrementi e rifiuti. Poi, il pericolo crolli, per via dei numerosi roghi provocati per bruciare e “smaltire” le immondizie. Gli stessi agenti della Polizia Municipale avevano constatato la discarica a cielo aperto con un’infinità di materiale, infine i Vigili del Fuoco che riscontravano pericolosi cedimenti strutturali tra pilastri, pignate e travi e muri perimetrali, distacchi di intonaci esterni e interni che decretavano un’urgente messa in sicurezza dello stabile. Da lì l’ordinanza notificata ai proprietari: il capannone di viale Elmas, tra l’altro, è interessato da una procedura fallimentare, alla quale è sottoposta la Omnia Immobiliare srl di Roma, con il curatore fallimentare Gian Luca Righi, nominato con decreto del Tribunale di Roma.
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