Via Savoia, “cede” anche lo storico Ampurias nell’agonia della crisi

Una sorta di “moria” dei locali, da quelli storici a quelli nati alcuni anni fa. Non è solo la crisi a mietere il collage delle serrate, è soprattutto anche la moda e le tendenze del cagliaritano a decretare l’andamento dei locali e dei ristoranti, complici i social e i selfie da consuetudine


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Uno dopo l’altro, quasi fossero chiamati all’appello per l’ardua sentenza. Chiude anche l’Ampurias, in piazzetta Savoia, lo storico locale nel cuore della Marina, gestito da Italo Pau. Chiusura ufficiale o meno, l’ingresso è chiuso da tempo, quasi a voler simboleggiare l’arresa. O forse no, ma cosa sta capitando in città da svariati mesi, è presto detto: dai pub, caffetterie  e trattorie fino alle pizzerie (che hanno cresciuto intere generazioni), dove spesso non è soltanto la crisi ad imporre lo stop, ma sono soprattutto le abitudini dei cagliaritani che decretano o meno l’evolversi delle frequentazioni della movida: trascorso qualche anno nelle consuete locations, va di moda “cambiare” ambiente, adattarsi allo stile e alle abitudini dei tanti che adorano l’alternativa e che, “adocchiato” il nuovo locale o la disco di tendenza, adottano lo stile da richiamo, tra selfie e post su Instagram e l’immancabile piattaforma Fb.

ABITUDINI E TENDENZE. La serrata di Pizza 74 o Al Marabotto simboleggiano la crisi nella zona di via Dante, poi a seguire, dopo un lavoro durato sei anni, lo stop dei Sette Vizi (in via Mameli, con gli esorbitanti costi di affitto dei locali comunali) che “rinascerà” con l’imminente “Viptium”, di nuova gestione; ma non manca l’entusiasmo di Andrea e Lello (S’Incontru – viale Trieste, lo storico locale di Pula che ha aperto qualche settimana fa appunto in centro città) e di Cjbarja (Sestu – Cortexandra) di Barbara e Massimo Masala, del “Nuragico”, che rappresentano la voglia di raddoppiare e di crederci ancora con marcato e sano ottimismo. Ci crede ancora anche La Rinascente, che ha riaperto con il nuovo Roof Club al sesto piano, mentre procedono in volata con voto di preferenza alto i fratelli Salis, con “Prima Classe”, in viale Trieste, poi i ristoranti tipici non fanno testo, anche qui prodotto fresco, genuino e qualità-prezzo invariato non risentono della clientela che prenota senza “ma” e senza “se”: Stella Marina di Montecristo, (Via Sardegna), Antica Cagliari, Sa Schironada, Su Cumbidu, giusto per citarne alcuni che viaggiano a pieno regime di affluenza, mentre riscuotono l’imbattibile mole di clientela la catena dei “Vai che ce n’è di più” (Cagliari, da Simone a S.Avendrace e Quartello, da Mariano), frequentati sette giorni su sette soprattutto dai giovani e non solo. In città non vengono però disdegnati gli storici Francis Drake, da Rita (via Oristano, zona via Garibaldi), Old Square, Niu CagliariBeer Garden, Grotta Marcello, fino ai localini a metà del Corso Vittorio, dove fino a notte inoltrata si può bere e mangiare senza orario. Resistono anche gli intramontabili, come l’Insomnia dei fratelli Aresu, fronte D’Aquila, meta ambita per cibo messicano e cucina mediterranea.


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