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Pazienti in fila da ore, locali inadeguati per contenere tutti gli utenti che arrivano dall’hinterland cagliaritano, poi, come se non bastasse, i farmaci salvavita a volte nemmeno ci sono. Storie di ordinaria follia, da via Peretti a Cagliari le proteste di decine di persone sono sempre le stesse: una mamma che risiede a Capoterra si sfoga quanto può, raccontandoci quel che accade in quel presidio: “Da circa tre anni, purtroppo – racconta la donna che preferisce mantenere l’anonimato – per via di una patologia di mio figlio sono venuta a conoscenza dell’esistenza dell’Ufficio del Farmaco. Sono sicura che molti non sanno cosa sia e che esista. E’ l’Ufficio del territorio dell’Asl 8 che oltre ad altri oneri, è preposto alla distribuzione dei farmaci e dei presidi. Tre anni fa i locali erano aperti tutti i giorni o la mattina o il pomeriggio – dice – ma con grande sorpresa da circa un anno le aperture si sono ridotte a tre mezze giornate cioè il lunedì e venerdì mattina dalle 9,00 alle 13,00, il mercoledì pomeriggio dalle 14,00 alle 17,00. Ciò si è tradotto in file interminabili anche di parecchie ore, con pochi posti a sedere, visto la tipologia dell’utenza più delle volte non me la sento di privare una persona anziana o con evidenti problemi di una sedia, un paio di mesi fa stremata mi sono seduta nel marciapiede fuori. Senza contare che per fortuna lavoro per cui tutti i mesi, i giorni in cui mi devo recare a ritirare i farmaci per mio figlio, devo chiedere permessi a lavoro. Noi siamo italiani, ci possono togliere tutto ma non lo spirito di adattamento, l’organizzazione è questa, la mattina c’è chi arriva là prestissimo (6,30 – 7,00) armato/a di foglietto e penna, man mano che arriva la gente si segna, intorno alle 8,50 aprono e il possessore del foglietto legge i nominativi e si prende il biglietto, vi assicuro che già a quell’ora ci sono almeno trenta persone”.
LA DENUNCIA. “Poiché non c’è mai limite al peggio – racconta la mamma – sinceramente pensavo così, ieri mi sono recata, armata di pazienza, all’Ufficio, ormai veterana delle lunghe code mi sono armata del mio fedelissimo ipad e dopo due ore ecco apparire il mio numero. Vado fiduciosa al banco dico il nome di mio figlio e il farmaco, la farmacista va prende la scheda e dopo un pochino la vedo andare avanti ed indietro con due scatole della medicina (ne ritiro 4 ogni mese), si avvicina al bancone e mi dice che questo mese mi può dare solo tre scatole del farmaco, che si traduce in 1 mese di terapia, perché in magazzino hanno solo sei scatole ed essendo bloccati gli acquisti dei farmaci devono dividere queste poche scorte fra mio figlio ed un altro paziente. Per un attimo ha aspettato la mia reazione, francamente ero un po’ sotto shock, e mi è sorta spontanea la domanda: ma fra un mese il farmaco per mio figlio ci sarà? La farmacista mi risponde che non lo sanno è tutto bloccato, anzi mi dice che sono fortunata perché hanno dovuto mandare via persone senza le medicine, che sono per questo state minacciate e che molti hanno detto che sarebbero andati dalla polizia. Mi dice di richiamare fra dieci giorni per sapere se si è sbloccato qualcosa. Si è un po’ sfogata, vista la mia reazione civile (così mi ha detto letteralmente), mi ha detto che il Direttore della Struttura era in riunione per mettere al corrente della situazione (non so con chi), e che loro non ci stanno dormendo la notte perché mandare via pazienti senza terapia non è certo semplice. Torniamo per un attimo alla mia reazione, a quanto pare equilibrata, non ho dato in escandescenza perché comunque qualcosa mi hanno dato, un mese di terapia, non so se avrei reagito così se fossi uscita a mani vuote, mio figlio come penso anche molti altri non può interrompere le cure nemmeno per un giorno, non stiamo parlando di vitamine. Sinceramente questa notte non ho dormito molto, sarei potuta uscire con la farmacista visto che adesso ho anche io problemi di insonnia, come faccio se fra 10 giorni mi dicono che non acquisteranno il farmaco? Dove mi posso incatenare”?
Sono una persona che dà molto valore alla dignità umana, perché me la devono togliere? Io non voglio fare scenate perché si ledono i diritti di mio figlio, non voglio essere costretta a fare file di ore in piedi, ripeto non si sta parlando dell’ufficio postale. Mi sono rivolta a voi perché il silenzio che avvolge questa situazione è paradossalmente assordante, credo che a parte noi che dobbiamo ricorrere a questo ufficio, nessuno sappia niente. Leggo tutti i giorni sui vari giornali del deficit della sanità sarda, della spesa farmaceutica esagerata, adesso ho capito ci stavano preparando a tutto questo. La soluzione è non curare più i sardi. Se mi pagano metà di quello che danno al manager dell’asl unica sono capace anche io a far quadrare il bilancio adottando queste strategie. Comunque per il famoso detto mal comune mezzo gaudio, pare che tutta la Sardegna sia in queste condizioni, mi hanno detto che l’asl di Olbia è disperata e sta chiedendo i farmaci in prestito a tutti i presidi. Come si misura la civiltà di un paese? Per me da come si trattano le fasce più deboli, cioè gli anziani, i malati, i bambini e gli animali, noi siamo messi proprio male.
DAL CONSIGLIO REGIONALE. “La situazione dei farmaci sta diventando sempre più problematica – afferma il consigliere regionale nonché vice presidente della Commissione Sanità, Edoardo Tocco – i costi sono lievitati in maniera devastante, molta gente ha difficoltà a reperire i farmaci salvavita. Per questo – annuncia Tocco – interverrò in Commissione con l’assessore Arru per trovare la soluzione, nella nuova organizzazione della rete ospedaliera sarà uno degli argomenti da trattare perché appare urgente mettere in condizioni le persone di poter fruire dei farmaci in emergenza, trovando soluzioni anche con un deposito che permetta di averli immediatamente, si risparmierebbe tanto senza dover sottostare a questi disagi assurdi”.