Via Baylle, tanta storia e devozione per la Chiesa di Sant’Agostino

La rubrica “Storie e personaggi cagliaritani” curata dal nostro Sergio Atzeni


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La chiesa di Sant’Agostino di via Baylle: tanta storia e tanta devozione

Coloro che percorrono distrattamente la via Baylle, forse danno solo una occhiata veloce alla facciata della chiesa di Sant’Agostino, senza sapere cosa significhi per la Sardegna quell’edificio religioso e quel santo, di origine africana ma legato indirettamente alla nostra isola.

Agostino nasce nel 354 a Tagaste nella Numidia (nord Africa), conduce negli anni della giovinezza una vita disordinata densa di avventure sentimentali è ha anche un figlio da una amante con la quale resterà legato per 14 anni.

Si dedica agli studi di retorica e di filosofia latina, nel 383, si trasferisce per insegnare a Roma poi a Milano dove viene attratto dalle predicazioni di Sant’ Ambrogio e nel 386 lascia ogni attività ritirandosi in meditazione. Rientra in Africa nel 388 rinunciando ad ogni bene terreno e donando tutto ciò che possiede ai poveri.

Diventa in breve famoso e viene elevato, col consenso popolare, al sacerdozio iniziando una intensa attività di predicazione e lottando contro gli abusi e le deviazioni della fede, diventato vescovo di Ippona (oggi in Algeria) trasforma la sua sede in monastero ospitando chierici che osservano una regola fondata sulle privazioni e sulla povertà.

Agostino tiene contatti epistolari con tutte le personalità del tempo, viaggia scrive predica e, in quel periodo di affermazione del cristianesimo, fa dell’Africa un centro di dibattiti e di riunioni di alti prelati che si oppongono agli scismi e alle eresie che incominciano a minare l’unità della chiesa.

Il 28 agosto del 430, mentre i vandali ariani assediano Ippona, il vescovo muore, lasciando l’Africa del nord in mano barbarica.

Più tardi anche la Sardegna cade sotto il loro dominio e ospita nel 507 numerosi prelati esuli tra i quali il vescovo di Ruspe Fulgenzio e quello di Ippona Feliciano il quale porta con sé le reliquie di Agostino. Queste vengono conservate a Caralis in una cripta sotto il palazzo Accardo (attuale Largo Carlo Felice), allora fuori dalle mura della città, dove rimangono fino all’VIII secolo quando i longobardi le trasferiscono a Pavia.

Cagliari in quel V secolo, per opera di Fulgenzio, diventa centro del cattolicesimo e grande è l’influenza dei sinodi locali che discutono di fede e si appongono all’arianesimo: l’importanza della città è confermata dalla elezione a pontefice di due sardi: i papi Simmaco e Ilario.

Sopra quel luogo sacro che ospitò i resti umani del santo, nel 1400 fu edificato un convento demolito nel 1570 per far posto alle fortificazioni del quartiere. In sostituzione nel 1577, nell’attuale via Baylle, fu costruita una nuova chiesa con annesso convento su progetto di Giorgio Palearo conosciuto come “Il Fratino” e dedicata appunto Sant’Agostino.

La chiesa è oggi nell’isola un raro esempio di arte rinascimentale con pianta a croce greca con quattro bracci voltati a croce, la semplice facciata quadrangolare presenta un portale ad arco sormontato da una architrave.

Dopo un periodo di grave abbandono la chiesa è stata riconsegnata ai cittadini che possono visitare ed ammirare gli interessanti dipinti, la statua del santo e l’altare barocco in legno dorato. Da parecchi anni, il 28 di agosto, si svolgono interessanti festeggiamenti e una processione.

Sotto il pavimento sono emersi interessanti resti romani e altomedievali, ma rimangono ancora celati dei reperti che potrebbero far luce su un periodo importante per la città e per la Sardegna intera.

Sarebbero necessari dei finanziamenti per effettuare degli scavi sistematici, perché è un dovere per le amministrazioni competenti portare alla luce documenti importanti del passato che darebbero nuovo lustro ed importanza alla città che aspira a diventare turistica.

 


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