Vertenza nave Kenza. Autorità portuale, Capitaneria di porto, Diocesi e Caritas di Cagliari insieme per lanciare un grido di allarme e di aiuto: assistenza per i quindici marinai imprigionati, da ormai cinque mesi, nella nave marocchina posta sotto sequestro dal giudice del lavoro. Ma soprattutto viene chiesto l’intervento politico nazionale e internazionale perché venga sbloccata la situazione. “Chiunque possa fare qualcosa lo deve fare”, chiede il comandante del porto, Vincenzo Di Marco. “Le autorizzazioni della nave stanno per scadere – spiega Ahred El Moudden, comandante della Kenza – quindi l’imbarcazione sta perdendo di valore. L’unica soluzione è che un broker possa acquistare la nave e ci permetta di tornare in Marocco dalle nostre famiglie, ma sappiamo che i tempi sono lunghi”.
L’imbarcazione marocchina, insieme a tutto l’equipaggio, si trova nel molo Sabaudo del porto di Cagliari dal 6 maggio scorso. Una protesta contro l’Armatore che non paga i quindici marinai da dieci mesi. La lotta sindacale comporta però sacrifici e rinunce: non possono spostarsi dal porto e i soldi stanno finendo. “In questi mesi– spiega il comandante del porto, Vincenzo Di Marco – abbiamo cercato di mediare con diverse procedure, che però non hanno sortito effetti positivi. Il problema è poter garantire tutti gli interventi di sicurezza per la nave, e permettere all’equipaggio di sopravvivere dignitosamente. Fortunatamente ci sono stati molti aiuti, tra cui la Saras che ha offerto la corrente elettrica, l’Autorità portuale l’acqua, e Massimo Cellino un grande quantitativo di pasta. Ma le difficoltà aumentano, per questo chiediamo l’aiuto politico e amministrativo del Governo e degli altri enti locali coinvolti, perché venga sbloccata la situazione che vede una questione giudiziaria in corso”.
“Lanciamo un grido d’allarme – sottolinea il presidente dell’Autorità portuale, Piergiorgio Massidda – perché si tratta di una vicenda prima di tutto umana. Noi stiamo facendo tutto il possibile, ma ci sono molti problemi burocratici. Nei prossimi giorni manderò una lettera ai parlamentari sardi perché intervengano tramite la Farnesina: è l’unica soluzione. La nave è ormeggiata in un punto strategico del porto, e presto potrebbe portare a un blocco dell’area portuale”.
“Dietro queste quindici persone – dice l’arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio – ci sono delle famiglie. Dobbiamo continuare a offrire loro assistenza, ma è necessario trovare presto una soluzione che possa rendere giustizia a questi marinai”. Anche don Marco Lai, della Caritas di Cagliari parla di “dramma umano dell’equipaggio, una battaglia di diritto che deve al più presto trovare una soluzione”.