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Di Paolo Rapeanu
È il rione, per eccellenza, più votato al commercio. Ma perde colpi. A San Benedetto le “croci dello shopping” si vedono a occhio nudo: contare tutti gli ex negozi è impossibile, si perde il conto. Nelle strade principali sono decine. In tanti resistono con il coltello tra i denti, ma la fetta di chi alza bandiera bianca è in aumento. Diciassette “addii” solo nel tratto di via Dante tra piazza Giovanni XXIII e la rotonda di piazza San Benedetto. In via Pergolesi oscillano tra i quattro e i sette, a seconda dei periodi: significa che c’è chi tenta di fare business, ma poi getta la spugna dopo pochi mesi. Ma anche nelle cosiddette strade “minori” la musica non cambia. Quattro in via Pacinotti – tra i quali spicca un ex parrucchiera per signora, in un rione dove in tanti cercano di fare affari tagliando i capelli, con risultati non sempre positivi – cinque tra via Lai e via Costa – con un ristorante e un punto food ormai defunti – tre in via Sant’Alenixedda, quattro in via Foscolo, nove tra via Manzoni e via Monti.
Non solo sardi: la crisi morde anche tra i cinesi, da sempre considerati i “fortunati” del commercio. Negli ultimi mesi, in almeno tre casi, altrettante attività gestite da imprenditori dai classici tratti orientali sono finite gambe all’aria. Uno dei fallimenti è nei metri quadri tra via Lai e via Pintor: bottiglieria per decenni, poi vestiti e oggetti venduti a pochi euro da una famiglia cinese. Padre, madre e figlio hanno mollato la presa dopo tre anni, andando a cercare fortuna a Assemini.