Tensione a Uta, detenuto africano si getta olio bollente addosso per protesta

Chiede di poter incontrare i familiari che si trovano in Emilia e che non vede da 2 anni. Ha deciso di intraprendere lo sciopero della fame perdendo 15 kg di peso in 20 giorni. Qualche giorno fa l’olio addosso e le gravi ustioni


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Si getta olio bollente addosso per protesta. E’ la storia di F. detenuto maghrebino di 35 anni nel carcere di Uta. E’ stato trasferito in un luogo lontano da quello in cui viveva, l’ Emilia Romagna. E oggi con le misure anti-Covid e le difficoltà di spostamento le possibilità di rivedere la sua famiglia, che non vede ormai da 2 anni, sono ancora più esigue.

Per questo motivo ha deciso di richiedere all’amministrazione penitenziaria il trasferimento in un carcere emiliano ma purtroppo, denunciano alcuni conoscenti, non ha ricevuto risposte. Ha cosi deciso di intraprendere uno sciopero della fame di circa 20 giorni che gli è costato la perdita di 15 kg di peso.

Sempre secondo i conoscenti la dirigenza del carcere “ha provato a placare la sua determinazione con alcune promesse non mantenute e per questo motivo il detenuto ha deciso di mettere in pratica  degli atti di autolesionismo, alcuni anche molto eclatanti, come tagliarsi la pancia ed ingerire pezzi di vetro”.

L’ultimo episodio il 10 giugno, quando l’uomo, in un momento di sconforto ha messo a bollire l’olio e se lo è gettato addosso provocandosi gravi ustioni (primo e secondo grado).

Dall’amministrazione penitenziaria ancora non arrivano risposte  e F. continua a restare nel carcere cagliaritano, mentre valuta di riprendere lo sciopero della fame ad oltranza. Del caso si sta occupando Maria Grazia Caligaris, dell’associazione Socialismo diritti e riforme.


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