“Non ci sono più dubbi la Casa Circondariale di Cagliari-Uta in breve tempo raggiungerà poco meno del doppio dei reclusi regolamentari previsti (567) diventando una struttura detentiva di quasi mille ristretti (950 è infatti il limite tollerabile). Un dato molto preoccupante che certo non favorisce le attività trattamentali e neppure la sicurezza dei singoli reclusi visto che il numero degli Agenti è in costante calo”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, avendo appreso “dai familiari dei detenuti che in quasi tutte le sezioni è stata collocata la quarta branda”.
“E’ evidente che la necessità di accrescere il numero dei posti letto – osserva Caligaris – risponde a una richiesta del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e probabilmente all’inderogabile bisogno di ridurre il sovraffollamento in altre regioni italiane. Una recente indagine svolta dal Servizio Studi del Senato ha infatti evidenziato che in Puglia il tasso di sovraffollamento è pari al 140% mentre in Lombardia ammonta al 132%. Esempi particolarmente negativi a cui occorre rimediare anche perché, per evitare sanzioni europee, occorre garantire a ciascun detenuto 3mq di spazio, escluso il mobilio”.
“La Casa Circondariale di Cagliari-Uta sembra quindi prepararsi – evidenzia la presidente di SDR – ad accogliere un nutrito numero di detenuti provenienti da altre regioni. Resta però irrisolta la questione del personale. A Cagliari-Uta sono in servizio effettivo 285 Agenti di Polizia Penitenziaria. Un numero molto lontano dai 445 previsti dalla pianta organica ministeriale. Ciò significa che troppo spesso un Agente da solo deve garantire il benessere dei detenuti di un’intera sezione con oltre 100 ristretti. E’ carente anche il numero degli Educatori, attualmente soltanto nove. La crescita esponenziale di detenuti grava negativamente anche sui Magistrati del Tribunale di Sorveglianza che devono far fronte, spesso in totale solitudine, alle istanze dei reclusi. Insomma si profila una situazione molto difficile da gestire che potrebbe davvero portare al collasso del sistema”.
“Il Villaggio Penitenziario “Ettore Scalas” – ricorda Caligaris – si articola in due plessi principali, Uno femminile, dove sono ristrette complessivamente in media 24/26 donne, e uno maschile, in cui si trova anche il CDT. Il corpo centrale si articola complessivamente in cinque piani con 17 celle per ognuna delle tre sezioni. Oltre al piano terra “Sant’Antioco”, nell’ordine ci sono gli altri a cui sono stati assegnati i nomi degli storici Giudicati (Cagliari, Torres, Arborea e Gallura). La finalità principale del cosiddetto “piano carceri” era quella di rendere meno afflittiva la pena e sostituire le strutture ottocentesche di Buoncammino, Sassari e Tempio nonché il vecchio carcere di piazza Mannu di Oristano. In realtà – conclude Caligaris – si sta facendo ben altro. Si stanno utilizzando le nuove strutture sarde come contenitori per alleggerire altre. Così però non si risolvono i problemi, anzi vengono solo aumentati”.