Uta, avvistata un’argia, pericoloso ragno velenosissimo: ecco le foto

L’ha fotografata Lallo Pisanu, un ragazzo di Siliqua, in località “Uta 2” all’ingresso del paese lato pedemontana


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Si pensava che il velenosissimo aracnide, in sardo noto con il nome di “s’argia”, si fosse estinto in Sardegna. Ma a quanto pare non è così. Infatti, il temutissimo ragno continua a vivere nell’Isola: giovedi scorso ne è stato avvistato uno nei pressi di Uta da un ragazzo di Siliqua, Lallo Pisanu (nel riquadro), 24enne, di professione taglialegna. «Mi trovavo in una zona di Uta per svolgere un lavoro in un boschetto di eucaliptus», ha raccontato il giovane, «subito dopo la pausa pranzo, ho notato questo ragno che passeggiava accanto a me, in mezzo a delle foglie. Ho capito subito che si trattava de s’argia, una sorta di ragno nero con delle chiazze arancioni, tra l’altro pericolosa e rarissima da trovare. Ho preso il cellulare e l’ho subito fotografata. Purtroppo, non è stato possibile catturarla in quanto è abbastanza veloce. Infatti, poco dopo è scappata e l’ho persa di vista. Da notare, inoltre, che nella zona ci sono anche alcune abitazioni».

Una specie di questo temutissimo ragno dal veleno molto più potente di quello del serpente a sonagli, pare sia presente nella zona dell’oristanese, in particolare nell’Isola di Mal di Ventre, nascosto nei cespugli secchi, in mezzo alle legnaie o sotto le pietre. Le più pericolose sono le femmine, in quanto hanno i pungiglioni assai robusti. In genere non sono aggressivi, mordono soltanto quando sono in pericolo e non hanno possibilità di scappare. Il loro morso non è doloroso al momento, ma successivamente provoca sudorazione, nausea, conati di vomito, febbre, cefalea, forti crampi addominali e nei casi più gravi perdita di sensi e talvolta il decesso. Qualche secolo fa i contadini per tenerselo lontano, ripetevano rituali e danze tribali (su ballu de s’argia). E chi era stato punto da s’argia veniva avvolto in un sacco e seppellito fino al collo nel letame. Le donne poi ci ballavano intorno per distrarlo dal suo dolore e solo quando riuscivano a strappargli un sorriso potevano essere certe di averlo salvato.