Gli studi faunistici e zoogeografici in Sardegna nel corso degli ultimi 200 anni sono stati piuttosto saltuari; soltanto dopo il 1950 la situazione comincia a cambiare, soprattutto per gli Uccelli e i Mammiferi. Sono stati prevalentemente ricercatori italiani e stranieri, in quel periodo, a riprendere le ricerche faunistiche nell’isola, stimolati anche dalle maggiori associazioni naturalistiche localmente presenti e dalle Università italiane, interessate allo studio di taxa da molti ritenuti unici al mondo.
Al contrario di molti ricercatori che hanno visitato l’isola in varie occasioni per periodi più o meno brevi, Helmar Schenk, dopo il primo periodo di soggiorno nell’isola tra il 1964 e il 1965 e diverse visite negli anni successivi, si stabilì definitivamente in Sardegna alla fine del 1970, dedicando 48 anni di studi e ricerche faunistiche in questa grande isola mediterranea e diventando da subito un protagonista fondamentale nella salvaguardia dello straordinario patrimonio naturalistico della Sardegna.
Fin dai primi anni ’70 ha svolto la libera professione in un ambito che, nel mondo scientifico italiano, non aveva precedenti, tanto da poter affermare senza rischio di essere smentiti, che si deve anche a lui la nascita in Italia della disciplina della “conservazione della natura”.
Conscio dell’impossibilità di condurre battaglie da solo, è stato il legante necessario per fondare le sezioni sarde di associazioni ambientaliste (WWF, LIPU, Legambiente, Associazione per il Parco di Molentargius), con cui collaborava a livello nazionale e locale per progetti di tutela della fauna.
La sua capacità di sintesi e al tempo stesso l’abilità analitica, con cui esaminava ogni minimo dettaglio utile, rendevano originali e di notevole spessore scientifico i suoi lavori. Non è un caso che, già nel 1976, in una sua relazione sui sistemi degli ambienti umidi di Cagliari, parlasse di “diversità biologica”, un termine allora ancora sconosciuto alla maggioranza dei ricercatori.
La sua era una costante ed efficace azione a favore della biodiversità, per garantire il mantenimento dei sistemi vitali e dei processi ecologici essenziali e consentire l’utilizzo “sostenibile” delle specie e degli ecosistemi.
Per queste sue capacità e soprattutto per la posizione equilibrata che sapeva tenere, pur non cedendo a compromessi e nonostante fosse uno straniero, Helmar, è stato per quarant’anni il principale riferimento anche per il mondo politico e fonte di crescente stimolo per molti giovani ricercatori. Aveva un temperamento socievole e risoluto ed era caratterizzato da un entusiasmo fuori del comune. Colpivano le sue doti umane ed erano utili ed essenziali le sue parole per dare forza e coraggio agli altri nei momenti difficili.
È stato anche un convinto sostenitore della necessità di ricercare un approccio multidisciplinare nell’attuazione delle strategie della conservazione e della biodiversità, ed era altrettanto convinto che tale approccio dovesse essere sostenuto da una forte condivisione e collaborazione tra i decisori politici e le amministrazioni centrali e periferiche, con il coinvolgimento del mondo accademico e scientifico e con particolare attenzione verso le istanze
dei portatori d’interesse, come oggi prevede la strategia mondiale (e nazionale) della biodiversità.
Nell’ultimo periodo della sua vita stava predisponendo alcune pubblicazioni alle quali teneva in modo particolare. Tra queste una checklist commentata degli Uccelli di Molentargius, basata su cinquant’anni di osservazioni, pubblicata postuma, grazie all’impegno del Parco Naturale Regionale Molentargius-Saline.
Stava inoltre predisponendo la stesura di un Libro rosso dei Vertebrati della Sardegna partendo da una Lista rossa inedita, che teneva costantemente aggiornata, ricca di informazioni sulla situazione faunistica e conservazionistica delle specie che si riproducono e/o si sono riprodotte in Sardegna.
Quest’ultimo lavoro costituisce, ancora oggi, un importante e indispensabile riferimento di conoscenza e informazione sulla fauna sarda quale contributo per assicurare una corretta e razionale pianificazione e gestione della biodiversità sarda e degli habitat naturali.
Per questo motivo abbiamo sentito il dovere di completarlo e pubblicarlo insieme al racconto del suo “viaggio” in Sardegna e alla sua ricca bibliografia, come si fa con i grandi personaggi.
Nel raccontare il “suo viaggio” in Sardegna non vogliamo comunque proporre una biografia di Helmar Schenk, ma semplicemente riportare una serie di episodi che contribuiscano a far conoscere il suo importante contributo alla conservazione della fauna e dell’ambiente naturale sardo. Le fonti di tali notizie sono prevalentemente i suoi taccuini di campagna, nei quali riportava minuziosamente le osservazioni sulla fauna, sull’ambiente naturale e umano, ma derivano anche dalla nostra conoscenza diretta e dal rapporto di amicizia che ci ha legato per oltre 40 anni. Grazie al lavoro indispensabile svolto da Mina, sua moglie, che ha consultato la gran parte dei taccuini di campagna di Helmar, scritti prevalentemente in tedesco, abbiamo attinto a notizie e a dati inediti sulle sue innumerevoli escursioni, incontri, convegni e vicissitudini che hanno caratterizzato la sua vita in Sardegna. Nella ricostruzione cronologica di alcuni eventi ci sono stati inoltre di grande aiuto le testimonianze di ricercatori, collaboratori e amici che hanno condiviso con lui diverse esperienze di ricerca e alcuni lavori o, semplicemente, sono stati compagni di indimenticabili escursioni.
Nello spirito con cui Helmar era solito documentare i suoi lavori, fornendo elementi di buona divulgazione scientifica anche tramite illustrazioni fotografiche degli aspetti ambientali e faunistici più rappresentativi, sono state utilizzate diverse immagini tratte dal suo ricco e straordinario archivio fotografico che raccontano una Sardegna spesso sconosciuta. È stato uno dei primi fotografi naturalisti in un periodo in cui la documentazione scientifica proveniva ancora dalla cattura di specie, generalmente con il fucile, e ha raccolto una documentazione fotografica sin dal 1965, quando la fotografia naturalistica era agli albori, non solo in Sardegna, ma in tutta Europa.
La sua formazione umanistica, inoltre, lo portava a documentare anche la vita e l’economia della società sarda, con una particolare attenzione verso le attività tradizionali delle quali ci ha lasciato preziose testimonianze inedite, già intravedendone il loro valore aggiunto.
Nella sua lunga e straordinaria attività di ricerca in Sardegna (1964-2012), Helmar ha pubblicato ben 265 scritti tra articoli scientifici e divulgativi, studi e relazioni faunistiche, di cui 107 (circa il 40%) realizzati insieme ad altri ricercatori e a suoi numerosi collaboratori che, più di ogni altra cosa, testimoniano la generosa condivisione del suo sapere.
*Helmar Schenk – (Salzwedel, 6 maggio 1941- Cagliari, 21 giugno 2012)