Turismo in Sardegna, Sulis: “Dati positivi nonostante la forte crisi”

La Confesercenti fornisce un focus con dati positivi sulle presenze, ma i fatturati diminuiscono. Secondo gli albergatori il problema sono i trasporti

Stagione turistica in Sardegna, qualche dato positivo ma i fatturati diminuiscono: secondo gli albergatori, oltre la crisi, incide il problema trasporti. Leggendo i dati forniti da Confesercenti e Assoturismo c’è stato un lieve aumento delle presenze nell’isola, circa il 7 per cento in più. Se nel 2012 le strutture ricettive hanno registrato oltre 9 milioni di presenze, quest’anno, al 30 giugno, hanno pernottato sull’isola più di 8 milioni di  turisti, numero destinato a lievitare visto il bel tempo dei mesi autunnali. Dati positivi anche per le imprese che operano nel settore del turismo: circa 150 persone in più negli alloggi rispetto al 2009, e oltre 700 presenze in più nei bar, ristoranti e trattorie dell’isola.

“Sono dati positivi – spiega Marco Sulis, presidente regionale di Confesercenti – soprattutto se si pensa alla crisi economica che stiamo attraversando. Purtroppo non ci sono più le prenotazioni di due settimane in Sardegna con mesi di anticipo”. “Sono sempre meno i turisti che hanno molti soldi – sottolinea Carlo Amaduzzi, presidente regionale di Asshotel – e il risultato è che i fatturati diminuiscono. L’inizio della stagione è stato terribile, anche per via del tempo instabile. Fortunatamente a settembre le strutture ricettive si sono riempite e si è recuperato quanto perso all’inizio”.

Per quanto riguarda l’occupazione nel settore turistico, al 30 giugno si registrano oltre 28 mila assunzioni e più di 9 mila cessazioni di rapporti di lavoro. Mentre gli operatori, sempre secondo un sondaggio della stessa Confesercenti, sembrano soddisfatti: il 5 per cento ha parlato addirittura di ottima stagione, scarsa per il 12 per cento. E c’è una buona percentuale, oltre il sessanta per cento, che racconta di un estate buona o sufficiente. Intanto i titolari delle strutture ricettive sono costretti ad abbassare i prezzi per attirare i turisti che non hanno molti soldi e restano meno tempo nell’isola.


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