La “salute economica” di un quartiere la si misura, soprattutto, dal numero di caffè e cappuccini serviti. Umberto Concas, dal 1999 titolare di due bar in via Foscolo e via Cocco Ortu: “Crisi evidente, dallo Stato troppi balzelli per le famiglie”
Un caffè o un cappuccino – magari anche senza l’aggiunta di un croissant o di un cannoncino -? “Ormai, per molti, è un lusso. In tutti gli uffici c’è almeno una macchinetta per il caffè, la clientela è la stessa e si vedono pochi volti nuovi”. Diciotto anni di sveglie prima dell’alba, per tirare su le serrande dei suoi due bar, uno in via Foscolo e l’altro in via Cocco Ortu. Umberto Concas, cagliaritano con radici seuesi, analizza la situazione del rione di San Benedetto con gli occhi di chi incrocia, da dietro il bancone, centinaia di sguardi ogni giorno.
“La crisi è evidente, ormai le famiglie non hanno più il potere di acquisto di un tempo. Nel quartiere la gente di passaggio è solo un ricordo, si vedono sempre i soliti volti. Si viene sempre meno al bar, in generale, la situazione è stabile. Il vero problema è a monte, ci sono troppe tasse da pagare. Le colpe del Comune sono limitate, la gente spende se lo Stato lascia loro i soldi dentro il portafoglio”.