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Traffico e spaccio di coca dalla Lombardia alla Sardegna gestiti dal carcere: contatti anche con la ‘ndrangheta
Efisio Mura, grazie a dei microcellulari, è riuscito a impartire ordini alla banda di Sant’ Elia da una cella di Uta. Accertati anche contatti con una cosca calabrese a Milano: “Così sono riusciti ad aumentare il loro potere criminale, cocaina pura al 90 per cento”. Trovate anche armi. Tutti i dettagli
Un business molto redditizio, un giro d’affari da un milione di euro al mese. Cocaina ed eroina, trasportata dalla Lombardia alla Sardegna, in due piazze di spaccio. Una a Cagliari, a Sant’Elia, gestita da Efisio Mura: l’uomo, rinchiuso a Uta da gennaio 2019, è riuscito a “dirigere” il traffico di droga anche da dentro il carcere grazie all’utilizzo di alcuni microcellulari. Inoltre, suo zio Pier Giorgio ha tenuto contatti e rapporti qualificati con alcuni membri della cosca di ‘ndrangheta calabrese Barbaro-Papalia di Platì, operativa a Buccinasco, nel milanese: “Un rapporto che ha dato al gruppo sardo una forza contrattuale e un potere criminale utile a contrattare con altri”, spiega Pasquale Angelosanto, comandante dei Ros. Sono proprio loro ad aver portato avanti, in due anni, serrate indagini, che hanno permesso di portare a 33 ordinanze di custodia cautelare: 18 in carcere, dieci ai domiciliari e cinque con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Il secondo gruppo criminale, capeggiato da Umberto Sanna di Guasila, è riuscito ad importare sino a sette chili di cocaina al mese grazie a dei contatti con dei gruppi albanesi e calabresi della Lombardia: “Cocaina pura al novanta per cento, vuol dire che lavorata poteva anche essere triplicata o quadruplicata”. Per trasportarla, l’organizzazione criminale ha potuto contare anche su una coppia di corrieri bergamaschi che hanno finto di venire in vacanza in Sardegna. Le operazioni che hanno portato ai fermi sono state svolte da oltre duecento carabinieri tra Ros, Cacciatori di Sardegna e battaglione mobile.