Arriva per tutti un’età in cui capisci che Babbo Natale non esiste, che era tutta una storiella inventata dai tuoi genitori per farti fare il bravo tutto l’anno. Arriva per tutti quel momento in cui smetti di credere alle favole, in cui ti accorgi che nella vita reale non esistono principi azzurri e castelli incantati. Ed è un peccato, perché sarebbe bello poterci credere sempre, sino alla fine. Sarebbe bello continuare a sognare quel mondo immaginario. Ma non ci riuscirai comunque, perché ad un certo punto ti fermerai un istante, ti guarderai allo specchio e capirai che sei grande per queste cose e anche volendo non riuscirai più a crederci.
Da ieri, nessuno crede più alla salvezza del Cagliari. Tutti si sono accorti che il destino dei rossoblù è la Serie B, quell’inferno da cui i sardi erano usciti undici anni fa. E allora non resta che guardare l’Atalanta festeggiare la salvezza, una salvezza che i bergamaschi, in fin dei conti, hanno meritato decisamente più del Cagliari.
Eppure undici mesi fa le cose erano ben diverse: il neo-presidente Giulini presentava il suo nuovo Cagliari, tra l’entusiasmo della gente che già sognava una grande squadra in grado di lottare addirittura per l’Europa. Veniva annunciato il nuovo allenatore, un maestro del calcio come Zeman, che veniva accolto dalla folla adorante, la stessa che mesi dopo lo avrebbe additato come il responsabile del disastro rossoblù.
Non sapremo mai se senza il boemo il Cagliari si sarebbe salvato o meno, fatto sta che il rimpianto per aver scelto Gianluca Festa così tardi c’è eccome. Il tecnico nato a Monserrato ha puntato su un modulo collaudatissimo, il 4-3-1-2, che caratterizza lo schieramento dei sardi da circa dieci anni, ha ridato serenità alla squadra che ha voltato immediatamente pagina, raccogliendo 7 punti in quattro partite. Ma si sa, è inutile sistemare dei sostegni su un palazzo che sta già crollando. Festa ha fatto il possibile ma non è bastato, la frittata era già fatta.
Nonostante il grandissimo operato dell’ex difensore rossoblù la panchina del Cagliari (salvo sorprese) non sarà sua l’anno prossimo. Non si sa chi sarà il nuovo allenatore del Cagliari, non si sa chi saranno i giocatori del Cagliari, non si sa nemmeno se ai piani alti ci si voglia davvero impegnare per permettere un’immediata risalita dei sardi. Sarà ora che si vedrà il reale sforzo della società, uno sforzo che non può consistere in slogan, frasi ad effetto o promesse.
Perché con queste cose ti esalti, cominci a sognare. Ma poi cresci, e capisci che son solo storielle. Ad un certo punto smetti di crederci. Eppure continui ad essere lì, continui a tifare per quei colori. Anche con un futuro inesistente.
Continui a farlo perché è e sarà sempre il Cagliari. Oltre il risultato, oltre la categoria.