Saranno solo coincidenze. Sarà che i più romantici amano osservare come il destino agisca. Ma i fatti son questi: nella settimana in cui il caldo tornò nell’isola, nel giorno in cui Sant’Efisio tornò a Cagliari, comparve la luna piena sopra il Sant’Elia. Un Sant’Elia che riprendeva a cantare come non faceva da tempo, applaudendo undici giocatori in grado finalmente di onorare la maglia.
Saranno solo coincidenze, ma nel giorno del ritorno del Santo tornò nel suo stadio un uomo di nome Gianluca Festa. A quasi trent’anni dal suo esordio in rossoblù, infatti, Gianluca ha realizzato il suo sogno, diventare l’allenatore del club sardo. E così si è goduto la passerella iniziale, in quei trenta secondi impiegati per andare dagli spogliatoi alla panchina. Tutto lo stadio ha applaudito a scena aperta un giocatore, un uomo indimenticabile, e giurerei che Gianluca avrebbe voluto che quei trenta secondi non finissero mai.
Sarà solo un’altra banale coincidenza, ma all’indomani del match del secolo di boxe tra Mayweather e Pacquiao il Cagliari rifilò quattro sberle al Parma, e pazienza se qualcuno dirà che sono inutili, perché comunque, pure quando sei al tappeto, sempre meglio darle che prenderle.
Oggi il Cagliari le ha date, eccome se le ha date. Giocando un match ancora una volta con mentalità da retrocessa, come accaduto a Firenze, ha giocato con spensieratezza, esaltando le qualità dei singoli che si sono rivelate decisamente superiori a quelle degli emiliani, incapaci di reagire di fronte alla furia rossoblù. Festa sta sicuramente lavorando bene sulla testa dei giocatori, che hanno immediatamente accantonato la sconfitta contro il Chievo e si stanno rivelando, per l’Atalanta, un avversario duro a morire.
Il primo tempo dei sardi è stato pressoché perfetto: hanno sbloccato subito la partita, raddoppiato piuttosto in fretta, messo in cassaforte il risultato e sfiorato persino il poker appena prima di tornare negli spogliatoi per l’intervallo. Nella seconda frazione, come era logico aspettarsi, il Cagliari è leggermente calato dopo aver siglato il quarto gol, ma il rotondo punteggio ha permesso a Gianluca Festa di buttare nella mischia il baby Barella e lasciare spazio a Longo.
I meriti di questo allenatore ci sono, nonostante sia il tecnico dei rossoblù da due settimane: la squadra gioca sempre sull’onda dell’entusiasmo (come accadeva nelle prime partite di Zeman) e l’attacco appare rigenerato. Infatti, se nel corso della stagione quello offensivo era sembrato il reparto più in difficoltà, con Festa si sta rivelando il vero punto di forza dei sardi. Cop ha cominciato a buttarla dentro con regolarità e M’Poku sta avendo la possibilità di mostrare il suo grande talento. Poi c’è Farias, il criticatissimo. Quello insultato e sbeffeggiato, lo stesso che oggi ha realizzato un’altra perla, lo stesso che comanda la classifica marcatori del Cagliari con 6 gol (più due in Coppa Italia), lo stesso che sta provando a trascinare i sardi.
A voler essere sinceri il Parma di oggi era davvero poca roba, una squadretta rassegnata e di poco spessore, contro la quale sarebbe stato davvero difficile non fare risultato. Ma il Cagliari, almeno stavolta, ha vinto e convinto. Poi magari si scenderà comunque in B (il distacco dall’Atalanta resta comunque proibitivo), ma ora non resta che provarci. Forse non resta che credere nel miracolo, nell’impresa impossibile.