Suona musica di sinistra al Poetto, insultato dai gestori del locale

Un repertorio tra Beatles, Rolling Stones e alcune canzoni di De Andrè e Guccini, apprezzato dal pubblico ma non dai gestori che lo definiscono “comunista”. Il chitarrista Marco Caredda: “Volevo solo suonare della buona musica senza fini politici, ma sono stato insultato”


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Chitarrista cagliaritano insultato perché fa musica di sinistra pro Giuliani. È successo ieri durante una serata in un locale del Poetto. Il giovane cagliaritano, che ha cantato canzoni di De Andrè e Guccini, è stato prima rimproverato, poi insultato dai gestori del locale soprattutto dopo aver proposto “Piazza Alimonda”, brano scritto da Guccini dopo la morte di Carlo Giuliani al G8 di Genova. “Questa canzone non la suoni a casa mia”, si è sentito dire l’esordiente cantautore sardo da parte dei due gestori del locale del lungomare che hanno definito il concerto “inappropriato e sgradevole in quanto comunista”. Ma il giovane non ci sta: “sono stato maltrattato e offeso, eppure la scaletta è stata approvata dal direttore artistico del locale due giorni prima del live”.

La storia. “Ieri ho suonato alla Sesta Area, un chiosco del Poetto molto bellino e tanto ben arredato – spiega Marco Caredda – Per chi ha visto i miei concerti, sa bene che non li ho mai sfruttati per propaganda politica: non è quella la sede. Una persona dotata di raziocinio sa che certi valori, certi ideali, trascendono la politica e le fazioni. Ho suonato generi molto diversi, aprendo con Fabrizio De Andrè, un grandissimo uomo e cantautore, patrimonio indiscutibile della musica italiana. Il pubblico ha davvero apprezzato, e la cosa non può che rendermi felice. Nonostante ciò, i proprietari di questo sofisticato locale non hanno gradito, definendolo – a fine concerto – inappropriato e sgradevole in quanto comunista. Ora, potrei iniziare a spiegare che Faber era un anarchico, ma tralasciamo. Ho proseguito la serata con Beatles, Rolling Stones, Pink Floyd, proponendo poi una mia canzone con evidenti simpatie per gli Antifascisti. Non è politica o propaganda, è antifascismo, un valore che dovrebbe essere implicito e imprescindibile in un paese civile. Ma andiamo oltre. Ho poi suonato dei pezzi di Francesco Guccini, e uno di questi ha fatto degenerare la situazione, un pezzo del 2004, Piazza Alimonda, scritto in seguito alla morte di Carlo Giuliani al G8 di Genova. ‘Questa canzone non la suoni a casa mia’, ‘Per me il padre di Carlo Giuliani potrebbe anche crepare’, queste sono solo alcune delle critiche costruttive e aperte al confronto che mi sono state offerte. Come se non bastasse, i gentili signori della Sesta Area hanno direttamente insultato me e ‘quei coglioni figli di papà che scendono in piazza invece che lavorare’. Maltrattato e offeso, e insultato senza la minima professionalità o educazione. Non ci metterò più piede.”