“Sulcis, morti causate da inquinamento industriale? Serve un’indagine”

La riapertura dello stabilimento Eurallumina a Portovesme ha riaperto l’antica querelle: l’inquinamento causato dall’attività produce risultati negativi in termini di salute? Per i Riformatori Sardi, per capire se l’industria pesante sta veramente inquinando il Sulcis Iglesiente è necessario far ripartire il rapporto Sentieri, lo studio epidemiologico nazionale dei territori esposti a rischio inquinamento. Fermo dal 2011


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Il Sulcis Iglesiente ospita enormi aree pesantemente compromesse dal punto di vista ambientale dall’attività mineraria che si è svolta per secoli in quei territori nonché da quella industriale, più recente ma non meno pericolosa, che ha interessato vaste aree della zona, in particolare nel comune di Portoscuso.

La riapertura dello stabilimento dell’Eurallumina  a Portovesme ha riaperto l’antica querelle: l’inquinamento causato dalla ripresa dell’attività produce o no pesanti risultati in termini di salute?

L’unico studio veramente attendibile, il rapporto SENTIERI (Studio epidemiologico nazionale dei territori e insediamenti esposti a rischio di inquinamento), dimostra che nel SIN Sulcis-Iglesiente –Guspinese la mortalità per tutte le cause è sostanzialmente in linea con le aspettative. Purtroppo però l’unico studio SENTIERI che interessa la zona è del 2011 ed è basato solo sui dati di mortalità, non esistendo registri tumori o un esame accurato delle schede ospedaliere.

Il successivo rapporto, del 2014, è senz’altro il più completo in quanto affianca allo studio della mortalità anche quello dei ricoveri ospedalieri e, dove disponibili, dei registri tumori ma purtroppo è limitato ai soli SIN dove i registri sono effettivamente disponibili (per la Sardegna, il solo SIN di Portotorres).

È di primaria importanza determinare una volta per tutti se e come l’inquinamento industriale abbia avuto effetti sulla salute dei cittadini che ne sono stati interessati e anche quale sia il corretto bilanciamento tra vantaggi derivanti dal lavoro e più in generale dalla produzione di ricchezza in quelle zone e in tutta l’isola e svantaggi legati alle tipologie di attività con ripercussioni sull’ambiente e sulla sua salubrità.

Non è più possibile nè accettabile che nel 2017 si proceda  a prendere decisioni che hanno pesanti conseguenze sulla vita dei sardi senza avere effettivamente tutti gli elementi per decidere.

Se le fabbriche fanno male va valutato quanto fanno male e a chi: se il bilancio è sfavorevole si deve dire di no alle industri inquinanti, se è favorevole si deve andare avanti senza perdere tempo.

Per questa ragione Centro studi e Gruppo consiliare dei Riformatori hanno elaborato un emendamento alla legge finanziaria regionale (un milione di euro l’anno per tre anni), con l’intento di ottenere dall’Istituto Superiore di Sanità una ripresa del Rapporto SENTIERI destinato a tutta la Sardegna, cominciando eventualmente dalle zone più coinvolte – adesso e nel passato – dalle produzioni industriali.

Noi confidiamo che questo emendamento venga accolto, e dopo che lo studio sarà completato ci ripromettiamo, se del caso, di proporre una commissione d’inchiesta del Consiglio Regionale che valuti, dati alla mano, come stanno davvero le cose e se il prezzo da pagare in termini di inquinamento valga la candela o meno.

In poche parole vogliamo sapere se effettivamente l’inquinamento industriale impatta sulla salute o meno, quanto pesante è questo impatto e soprattutto qual è il bilancio tra ricchezza prodotta e conseguenze sanitarie pagate dalla popolazioni, perché si tratta di informazioni fondamentali per programmare il futuro dell’isola.