Sabato 28 maggio, presso L’hotel Panorama in Viale Diaz a Cagliari , l’Atelier Marinella Staico, in collaborazione con il dott. Carlo Pillai, organizzano un convegno che narra la storia di una vicenda di enorme rilevanza sociale e culturale dell’abbigliamento maschile del Costume di Sardegna, accaduta tra la fine del settecento e i primi del novecento. Una storia che documenta la moda di quell’epoca e parla di un Cappotto che in Sardegna non veniva confezionato e che è diventato elemento fondamentale del costume maschile campidanese in particolare del comune di Quartu S’Elena, un elegante cappotto denominato “Su Sereniccu” e che era senza dubbio il più usato e diffuso nei paesi campidanesi di quel periodo.
Le sue origini sono greche, veniva confezionato da dei sarti greci residenti a Cagliari tra il quartiere della Marina e in via Manno, tra questi la bottega in via Manno a fianco alla chiesa di Sant’ Antonio, Anastasio Staico figlio di Antonio arrivato a Cagliari nel 1775 e che fu il primo Sarto greco residente a Cagliari ad avviare una Sartoria con circa 15 dipendenti. Esso infatti è causa di una sentenza lavorativa a Cagliari del 1826, che vide una piccola comunità di Sarti Greci e una schiera di Sartori sardi che detenevano lo statuto del Gremio schierarsi l’uno contro l’ altro , dalla sentenza emerge che il primo dei sarti che realizzo il prezioso manufatto denominato Su Sereniccu (dal particolare tessuto di Pilurzus) fu Antonio Staico e che il cappotto prima del suo arrivo a Cagliari non veniva confezionato dai sartori sardi.
LA STILISTA. “Fin da piccola sentivo raccontare che gli Staico, cognome di origine greca vennero qui in Sardegna alla fine dell’ottocento e importarono una nuova moda quella che poi è diventata una tradizione in Sardegna – racconta Marinella Staico – un cappotto, che qui all’epoca non veniva prodotto, rimasi sempre affascinata da questa storia che mi raccontava mia nonna e successivamente trovai delle conferme tramite altri Staico o anche cugine la cui madre o nonna erano Staico, mi contattavano incuriosite dal lavoro che svolgo, la professione del” Sarto”. L’amore per il mio lavoro, la mia passione, gli scherzi della genetica, mi hanno portato a realizzare un sogno che avevo fin da piccola. Solo pochi anni fa venni a conoscenza che la storia aveva delle solide fondamenta, infatti nel 1993 il Dott. Carlo Pillai (ex Direttore della Sala di Studio dell’Archivio di Stato) scrisse in merito, ritenendo la storia del vestiario e del costume di Sardegna (fine del settecento) di quell’epoca molto interessante e che fosse merito di approfondimento.E grazie al lavoro e alla meticolosa ricerca del Dott. Carlo Pillai storico ed ex soprintendente archivistico per la Sardegna , ricercatore delle tradizioni sarde che vanta più di cento pubblicazioni ed è autore di diversi libri, ha diretto l’archivio di Stato di Oristano e Nuoro, è stato vicepresidente del Centro Sardo Studi Genealogici e Storia Locale e dell’Accademia della Lingua Sarda e attualmente tiene delle lezioni in alcune Facoltà Universitarie. Grazie a lui ho potuto approfondire la questione in merito, che ha ritenuto la storia molto interessante e l’ha documentata con atti certi, nel 1993 fece delle pubblicazioni in merito alla storia, ed è così che venne la conferma la vera storia della mia famiglia.
I RELATORI. Maria Conte, orafa di grande pregio conosciuta non solo in Sardegna, con la sua arte ha esposto i suoi gioielli in tante citta del mondo, ottenendo e vincendo vari riconoscimenti, tra cui la “Navicella D’Argento della Regione Sardegna”. Edoardo Tocco consigliere regionale ex presidente della commissione cultura , che ci parlerà della sua partecipazione alla sagra di Sant’Efisio nella figura importante dell’alternos e dell’importanza che ha ancora oggi il costume di Sardegna e di quanto sia una grande risorsa per il turismo. Katia Corda, scrittrice e attrice ci racconterà della sua partecipazione al film “Bandidos e Balentes” realizzato e girato in Sardegna in costumi tradizionali giornalieri dell’ interno della Isola. Il Gruppo Folk di Monastir racconteranno la loro impegnativa ricerca del costume originale avvenuta tra le famiglie del paese, che con i loro capi di abbigliamento pregiatissimi, foto e dipinti conservarti con cura negli anni sono riusciti a riprodurre il loro costumi conformi all’originale.