Alla fine rimarrà soltanto il nulla, d’altronde son solo tradizioni popolane.
In “apixedda”, truccata da carro armato, scendevano da Castello Is Tiaulusu ad attenderli nel regno di Stampace con Carmen Miranda e Sa Panettera con tutta la Rantantina schierata e organizzata militarmente in truppe sonore: grancassa, artiglieria pesante, tamburi e piatti.
Arrivavano da ogni quartiere nella Piazza Yenne dalla Marina e dal Villaggio Pescatori per salutare, travestiti da arlecchini, la statua di Carlo Felice che con il braccio alzato urlava infuriato: spessaisi!!!!
Prima degli anni 50 ha avuto risalto, è dal 1954 che si sviluppa la tradizione della sfilata con almeno due “uscite”: alle 16,00 per i bambini e alle 20,00 per gli adulti che ritornano bimbi.
Nel 1979, merito di un carnevale televisivo, ha la massima espansione e diventa quello che la nostra generazione ha conosciuto: carri del Dopo Lavoro Ferroviario, la GIOC (Gruppo Italiano Operai Cattolici) e le altre associazioni dei quartieri.
Centro nevralgico e organizzativo Piazza Santa Restituta, sede della GIOC, dove i D’Angelo, i Paci, gli Schirra vi mettevano tutta l’energia nell’organizzare le sfilate colorate e pacifiche.
Qualche anno negativo con intrusioni di animali africani come gli elefantini e qualcuno meraviglioso con tutte le maschere della Sardegna che sfilavano compatte e festose.
Quest’anno sicuramente un carro allegorico avrebbe ricordato Atene e is zippulas. Re Giorgio, aveva abdicato in favore di Canciofali per vedere il suo erede scappare in Grecia a “cicai zippulas”, si dice che in realtà sia fuggito per non essere arso per l’ennesima volta.
In futuro nella capitale dello sradicamento delle coltivazioni e della cultura forse si riprenderà il tutto e si ci riapproprierà anche de Su Carnevali.
Detto ciò, se non vi piace comprate frittura araba, se vi piace zeppole, tanto nulla si crea tutto si distrugge, complimenti.
E tutti vissero felici e scontenti.
Gianfranco Carboni