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Il Palazzo Civico di Cagliari
Fino alla seconda metà del ‘800, il quartiere Castello è una cittadella aristocratica dove risiedono i notabili e l’alta borghesia locale e dove hanno sede il Comune e i più importanti uffici amministrativi e giudiziari.
Gli altri tre quartieri storici, una volta liberati dalle mura, incominciano ad espandersi guadagnando in breve nuovi spazi all’esterno prima ricoperti da vegetazione spontanea e da campi coltivati. Anche l’amministrazione civica, guidata da Ottone Bacaredda, ritiene che sia giunto il momento di abbandonare lo stretto mondo di Castello e guadagnare spazi aperti e nella riunione del 14 dicembre 1896, con 22 voti favorevoli e 11 contrari, delibera il trasferimento del Palazzo Civico e la costruzione di una nuova sede nella via Roma.
Il luogo scelto è un terreno di fronte al porto, all’angolo con il Largo Carlo Felice dove era ubicato un piccolo stabilimento che produceva bibite gassate.
Viene indetto un concorso di idee che vede la partecipazione di quarantotto professionisti tra i quali viene preferito l’architetto novarese Crescentino Caselli che incassa il premio in palio di 6.000 lire.
Prima della realizzazione, l’elaborato del Caselli subisce modifiche ad opera dell’ingegnere Annibale Rigotti, incaricato della stesura del progetto esecutivo; il 14 aprile 1899, alla presenza del re Umberto I di Savoia e di sua moglie regina Margherita e di una grande folla, avviene la posa della prima pietra.
Per anni i cagliaritani, orgogliosi e curiosi, osservano attraverso la recinzione quel palazzo che lentamente prende corpo sotto la direzione dell’ingegnare capo del comune Giuseppe Costa. Grande è l’entusiasmo quando, nel mese di marzo del 1907, viene inaugurato dopo una spesa complessiva di 590.000 lire.
Da quel momento, la prospettiva della città vista dal mare, viene arricchita da quell’edificio che si ispira allo stile gotico-aragonese con la facciata in calcare locale bianco, i mori bendati che ornano i quattro angoli e le decorazioni bronzee, disegnate dallo scultore Andrea Valli, che risaltano dal candore delle pareti e le due torrette centrali, alte 38 metri, che rendono il fabbricato più snello e slanciato pur conferendogli solennità e maestosità.
Ottone Bacaredda è l’artefice e il più convinto sostenitore della nuova sede comunale, durante i sette anni della costruzione, con il suo entusiasmo e la sua sagacia, riesce a far superare i momenti difficili. Il suo amore per la città è così grande che le dedica gran parte della sua vita esercitando le funzioni di sindaco, quasi ininterrottamente, dal 1896 al 1921, anno della sua morte. A lui si deve anche la costruzione del bastione di Saint Remy e 25 anni di sana e lungimirante amministrazione.
Il Palazzo Civico coi suoi 2400 metri quadri diventa così l’emblema della Cagliari moderna col suo grande ingresso monumentale, simbolo di apertura alla cittadinanza, sormontato da un’aquila di bronzo che sorregge lo stemma della città.
All’interno il grande cortile con la maestosa scalinata che invita a salire per ammirare le tele di Filippo Figari, Felice Melis Marini e Giovanni Marghinotti, il retablo di Pietro Cavaro, le sculture di Francesco Ciusa ed il grande arazzo fiammingo di Francesco Spierink, che adornano le prestigiose sale interne.
Purtroppo, durante i bombardamenti del 1943, il palazzo subisce gravi danni con la distruzione della sala del Consiglio, ma la ricostruzione è stata fedele e ha riportato il complesso al vecchio splendore.
Sergio Atzeni