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Nel 1957, non senza polemiche, viene demolito il Mercato del Largo per far posto a due istituti di credito cancellando così un’opera che aveva segnato la storia di Cagliari.
Era stato inaugurato nel 1886 e la sua costruzione era stata dettata dalla condizione di degrado in cui versava il mercatino, fatto di baracche fatiscenti, che dal primo decennio dell’800 si estendeva da dove oggi è situata la statua di Carlo Felice e fino a metà del largo.
Dalle prime baracche iniziali del 1808, destinate al commercio delle carni, se ne aggiunsero tante altre e in quel mercato all’aperto, caratterizzato da tendoni multicolori e box improvvisati, si vendeva praticamente di tutto.
Un mercato che diventa in breve tempo luogo d’incontro e di affari non solo per gli acquirenti ma anche per i produttori che all’alba ogni giorno arrivano dal Campidano per piazzare i propri prodotti.
Però già nel 1832 quel mercato all’aperto è il regno del disordine e di grave degrado con le merci alimentari esposte alla rinfusa in banchi sudici che vengono usati come giaciglio dai poveracci per trascorrere la notte in mezzo a immondizie e sporcizie.
Nel 1884, per mettere fine a quella pericolosa situazione igienica, l’amministrazione comunale decide di realizzare un mercato generale in sede fissa da costruirsi nell’aria occupata un tempo dal convento di Sant’Agostino nuovo a metà del largo Carlo Felice.
Il progetto affidato all’ingegnere capo del Comune Enrico Melis prevede la costruzione di due edifici separati da una strada (attuale via Mercato Vecchio).
Nel 1886 il nuovo complesso viene inaugurato, un edificio dall’estetica moderna presentava una copertura vetrata sorretta da travature in ferro che permetteva l’ingresso della luce. Era destinato alla vendita di carni bovine e frutta e verdura, mentre nel secondo, di aspetto classico e monumentale con facciata ricca di colonne, si vendono carni ovine, suine, equine, pesci e salumi.
Il mercato centrale svolge per anni il suo compito, lì nascono “is piccioccus de crobi”, che si offrono di portare con i loro cestini le merci appena comprate a domicilio in cambio di qualche soldo.
Intanto la città va estendendosi oltre i quartieri tradizionali: l’insediamento di banche e della Camera di Commercio nella stessa via però mal si concilia, secondo alcuni, con il pittoresco ed ormai vetusto edificio. Visione quanto mai errata e provinciale non in grado di apprezzare dei beni architettonici che avrebbero dato anche oggi al Largo un’impronta originale.
Così nel 1949 si decide di demolire quel mercato monumentale per far posto alla Banca Nazionale e del Lavoro e alla banca d’Italia. Nel 1957 il glorioso mercato viene abbattuto e I suoi ruderi vengono letteralmente buttati alle falde di Monte Urpinu dove per anni si vedono le colonne che emergono tra le sterpaglie. Una decisione infausta e impopolare quella di demolire quel mercato che aveva segnato oltre settant’anni di vita dei cagliaritani che lì facevano tappa per comprare semplici cose e, almeno nelle grandi occasioni, carni e pesci. Il largo Carlo Felice assume così una nuova fisionomia ma perderà per sempre il vivace vociare di venditori e acquirenti di quel mercato che hanno contraddistinto un’epoca importante della storia di Cagliari.